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Strage Mottarone: conferma del carcere per gli accusati chiesta dalla procura

Bossi

VERBANIA – Le carte erano in apparente ordine, ma la realtà sulle condizioni della funivia del Mottarone potrebbe essere molto diversa dopo la confessione di Gabriele Tadini che ha ammesso, dopo il disastro in cui domenica 23 maggio hanno persone la vita 14 persone, di avere manomesso più volte, almeno nell’ultimo mese, il sistema frenante di sicurezza che scattava ripetutamente con il rischio che la cabina potesse fermarsi nel mezzo del percorso, ma soprattutto che la struttura fosse costretta a chiudere per manutenzione.

Una soluzione «per ragioni di carattere meramente economico e in assoluto spregio delle più basilari regole cautelari di sicurezza», scrive il procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi nella richiesta di convalida del gip che domani, in carcere, interrogherà il gestore dell’impianto del Mottarone Luigi Nerini, il capo servizio Tadini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio.

Nella richiesta con cui si chiede la conferma del carcere, si evidenzia come il ‘registro giornale’ delle verifiche e prove giornaliere, che riporta gli interventi a partire dal 7 ottobre 2020, si sia dimostrato falso dopo le dichiarazioni di Tadini che non avrebbe segnalato le anomalie del sistema frenante almeno il 22 e 23 maggio scorso. In tal senso, secondo la procura – che disporrà accertamenti irripetibili sul cavo spezzato per stabilirne la causa e l’eventuale collegamento con il malfunzionamento dei freni – , “sono necessari ulteriori accertamenti” su quei registri “volti a verificare la eventuale avvenuta alterazione anche di altre annotazioni, riferite a date ed eventi diversi nonché a stabilire il verosimile coinvolgimento anche degli altri due indagati, attesi i rispettivi ruoli, nella falsificazione del suddetto atto pubblico”


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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