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Firenze: al Maggio Musicale una «Forza del destino» fantasmagorica e fantascientifica

Forza Del Destino1

FIRENZE – Nell’ambito dell’83° Festival del Maggio Musicale Fiorentino al Teatro del Maggio è in scena ancora per tre repliche repliche (giovedì 10, mercoledì 16 e sabato 19 giugno) «La forza del destino» di Giuseppe Verdi diretta daZubin Mehta per la regia di Carlus Padrissa della Fura dels Baus, che fa sentire con decisione la sua mano in un allestimento con una precisa chiave di lettura: è atemporale il destino funesto che, ogni volta che i protagonisti, Leonora di Vargas e Don Alvaro (i cui amori sono osteggiati dalla di lei nobilissima famiglia perché lui, benché di stirpe regale, è mezzosangue, figlio di una fantomatica ultima degli Incas), si incontrano, si scatena e li trascina in un vero e proprio buco nero; è atemporale la brama ottusa di vendetta del fratello di Leonora, personaggio immutabile sordo a ogni giustificazione o pentimento; così l’ambientazione, dalla metà del XVIII secolo in cui la colloca Verdi si sposta in avanti in un passato-presente-futuro schiacciati l’uno sull’altro col comune denominatore della guerra e della distruzione che portano al regresso: «Non so con quali armi si combatterà la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre» pare abbia detto Einstein nel 1946, e la frase campeggia sul sipario all’inizio dell’ultimo atto, nel quale i personaggi sono ormai dei cavernicoli in un mondo di rovine e Don Alvaro e l’implacabile Don Carlos de Vargas combatteranno nel 3333 l’ultimo duello non col brando del libretto, ma a colpi di femore di grande animale (con evidente citazione da «2001, odissea nello spazio»).

Le numerosissime trovate sceniche, con abbondanza di proiezioni e figuranti acrobati, sono in linea con quelle che chi non è più adolescente ha visto nel bellissimo «Ring» wagneriano del 2007-2008, che invero si prestava di più; ma anche in quest’opera verdiana lo spettacolo c’è (qualcosa avrebbe semmai con profitto essere “asciugato”) e, quel che conta, è musicalmente validissima, con un’Orchestra e un Coro del Maggio che si fanno ben apprezzare e un ottimo cast: Saoia Hernàndez (una Leonora dalla bella voce, che ha raggiunto accenti toccanti nella «Vergine degli angeli»), Roberto Aronica (Don Alvaro), Amartuvshin Enkhbat (un Don Carlo di Vargas da ricordare), Ferruccio Furlanetto (espertissimo Padre Guardiano), Nicola Alaimo (Melitone ben calato nella parte), Annalisa Stroppa (Preziosilla). Molti applausi per tutti, soprattutto per la Hernàndez e per Mehta.

Dettagli e biglietti sul sito del Maggio

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