Caos procure: Avvocato Amara non sarà parte civile nel processo contro Palamara
PERUGIA – L’avvocato Piero Amara non sarà parte civile nel procedimento di Perugia che vede coinvolti l’ex consigliere del Csm Luca Palamara e l’ex pm di Roma Stefano Rocco Fava. Il giudice dell’udienza preliminare Angela Avila non ha accolto la richiesta avanzata da Carla Archilei, legale di Amara.
Nella scorsa udienza sono stati ammessi invece come parti civili il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo, assistito dall’avvocato Filippo Dinacci, il ministero della Giustizia e l’associazione Cittadinanzattiva. Nel procedimento le accuse a vario titolo e a seconda delle posizioni, contestate dai magistrati dalla Procura di Perugia guidati da Raffaele Cantone, con il procuratore aggiunto Giuseppe Petrazzini e i sostituti Gemma Miliani e Mario Formisano, sono di concorso in rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, accesso abusivo a sistema informatico e abuso d’ufficio.
In particolare Fava, all’epoca dei fatti sostituto procuratore nella capitale e ora giudice civile a Latina, e’ accusato di essersi abusivamente introdotto nel sistema informatico Sicp e nel Tiap acquisendo verbali d’udienza e della sentenza di un procedimento. Fatto che secondo i pm avveniva per ragioni estranee rispetto a quelle per le quali la facoltà di accesso era attribuita. Il suo obiettivo, secondo l’atto di richiesta di rinvio a giudizio era di avviare una campagna mediatica ai danni di Pignatone, da poco cessato dall’incarico di procuratore di Roma e dell’aggiunto Paolo Ielo da effettuarsi anche con l’ausilio di Palamara a cui consegnava tutto l’incartamento indebitamente acquisito. A Fava e Palamara viene contestato anche il concorso in rivelazione e l’utilizzazione di segreti d’ufficio perche’ rivelavano ai giornalisti dei quotidiani Il Fatto Quotidiano e La Verita’ notizie d’ufficio che sarebbero dovute rimanere segrete. In particolare i due magistrati rivelavano che l’avvocato Piero Amara era indagato per bancarotta e frode fiscale e che Fava aveva predisposto una misura cautelare a cui non era stato apposto il visto. Solo per Fava c’e’ anche l’accusa di abuso d’ufficio perche’ avrebbe acquisito atti di procedimenti penali per far avviare un procedimento disciplinare nei confronti dell’allora procuratore Pignatone e effettuare una raccolta di informazioni volta a screditare Ielo, anche attraverso l’apertura di un procedimento penale a Perugia e quindi a cagionare agli stessi un danno ingiusto.