Fondi Ue: l’Italia li utilizza meglio della Germania, ma resta la palla al piede della giustizia
BRUXELLES – Fondi Ue, srpresa: l’Italia ha perso meno finanziamenti europei della Germania nel periodo di programmazione 2007-2013. È quanto emerge da un report sull’implementazione dei fondi nei vari Stati membri e i disimpegni appena pubblicato dalla Commissione europea. Al termine del periodo di programmazione e dei ‘tempi supplementari’ concessi da Bruxelles all’Italia – così come agli altri Paesi – per spendere le risorse assegnate anche dopo il 2013, il nostro Paese, in base ai dati aggiornati alla fine del 2020, non è riuscito a utilizzare 270 milioni di euro sui 30 miliardi che gli erano stati assegnati. La Germania ne ha invece persi 336. Per non parlare del record fatto segnare dalla Romania che ha lasciato alle casse Ue quasi due miliardi di euro.
La cifra inutilizzata dall’Italia viene definita ‘fisiologica’ dagli esperti di Bruxelles, anche se questo non giustifica lo spreco di risorse di cui il Paese aveva e continua ad avere estremo bisogno. Dal documento della Commissione emerge anche in tutta la sua drammaticità la lentezza esasperante che caratterizza il processo di spesa dei fondi europei. Un fenomeno su cui incidono in maniera significativa i tempi del sistema giudiziario e i tanti ricorsi che caratterizzano il sistema degli appalti.
Un fenomeno certificato da quelli che vengono definiti nel gergo comunitario i ‘rimborsi arretrati’, ovvero non ancora liquidati per vari motivi, come possono essere per esempio le pendenze giudiziarie. Per il periodo 2007-2013, al 31 dicembre 2020, risultavano ancora in sospeso per l’Italia ben 1,2 miliardi, un ammontare record decisamente importante se paragonato all’arretrato (circa 300 milioni) del secondo classificato, cioè la Romania.
Anche dall’analisi dell’Europa emerge che una delle più gravi palle al piede del nostro paese è proprio l’inefficienza della magistratura, per cui appaiono ancora più ingiustificate le prese di posizioni arroganti della magistratura associata, che difende privilegi inconcepibili e ingiustificati.