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Crollo ponte di Genova: procura chiede 59 rinvii a giudizio. Anche gli ex vertici di Autostrade

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Ponte Morandi, a Genova, crollato il 14 agosto del 2018 (Foto ANSA)

GENOVA – La Procura di Genova ha chiesto il rinvio a giudizio di 59 dei 68 indagati per il crollo del Ponte Morandi. Coinvolti, a vario titolo, ex manager e dirigenti di Autostrade per l’Italia, di Spea e del ministero delle Infrastrutture. La Procura ha chiesto il processo per gli ex top manager di Aspi, Giovanni Castellucci (ex ad), l’ex numero due Paolo Berti, e l’ex direttore delle manutenzioni, Michele Donferri Mitelli. Per i pm ci fu «immobilismo e consapevolezza del rischio» da parte degli indagati.

Tra le richieste di rinvio a giudizio anche gli ex vertici di Spea, la ex controllata di Aspi che, però, la società ha esautorato da due anni, affidando i controlli delle infrastrutture a specializzate società esterne di ingegneria. I pm contestano ad alcuni anche la colpa cosciente. Le accuse, a vario titolo, sono omicidio colposo plurimo, omicidio stradale, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo doloso, omissione d’atto d’ufficio, e omissione dolosa di dispositivi di sicurezza sul lavoro. Dieci le posizioni stralciate in attesa di ulteriori approfondimenti. Tre indagati, dei 71 iniziali, sono morti prima della chiusura delle indagini.

Le posizioni invece stralciate dalla Procura genovese sono quelle di Roberto Acerbis, Vittorio Barbieri, Galliano Di Marco, Giovanni Dionisi, Carlo Guagni, Giorgio Peroni, Luigi Pierbon, Alessandro Pirzio Biroli, Giorgio Ruffini e Alessandro Severoni. Durante le indagini sono morti Luigi Forti, Celso Gambero e Graziano Baldini, inizialmente iscritti nel registro degli indagati.

«Il momento emotivamente piu’ critico e’ stato quello del 14 agosto 2018, quando ho ricevuto la notizia – ha detto il procuratore aggiunto Paolo D’Ovidio che coordina l’inchiesta sul crollo del ponte Morandi -. C’e’ massima soddisfazione, con la consapevolezza che i miei colleghi hanno fatto un lavoro straordinario» ha aggiunto riferendosi all’operato dei pm, Massimo Terrile e Walter Cotugno, titolari dell’inchiesta. Lavoro che è stato notevolmente apprezzato anche dal procuratore capo Francesco Cozzi.

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