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Agente spara a ghanese con coltello: persino il Siulp reagisce contro la procura che l’ha inquisito

TORINO – Continuano le iniziative a livello nazionale per reagire alla situazione determinatasi a Roma, dove la procura, sostenendo che si trattasse di atto dovuto, ha inquisito l’agente che ha bloccato, sparandogli alle gambe, il pregiudicato ghanese che aveva minacciato con un coltello i viaggiatori nella stazione Termini e aveva reagito con violenza agli agenti che volevano bloccarlo. Naturalmente la magistratura ha pensato bene, mentre inquisiva l’agente, di alleggerire la posizione del povero migrante pregiudicato e violento, non inquisendolo per tentato omicidio. Il buonismo delle toghe non ha limiti. Una riforma della giustizia che metta fine a queste incredibili situazioni è sempre più urgente.

Reagisce perfino il Siulp, il sindacato delle sinistre, vicino al Pd, il partito che protegge i magistrati. Una raccolta firme a partire da lunedì 28 giugno davanti alle Questure delle provincie piemontesi per esprimere solidarietà e chiedere maggiori tutele per le forze dell’ordine in servizio. L’iniziativa, lanciata dal sindacato di polizia Siulp è la risposta all’iscrizione nel registro degli indagati dell’agente della Polfer che, lo scorso sabato a Termini, ha sparato a un ghanese di 44anni che brandiva un coltello in mezzo alla strada. L’accusa rivolta all’agente è di eccesso colposo nell’uso legittimo delle armi. Come si possono usare correttamente le pistole in situazione critiche? «Sappiamo che l’avviso di garanzia è un atto dovuto –dicono dal Siulp –Ma bisogna avere il coraggio di dire che un agente che decide di fare uso delle armi, in pochi secondi e una situazione di grave pericolo, diventa egli stesso vittima del proprio dovere».

Il Siulp chiede «regole d’ingaggio chiare e inequivocabili impartite con precisi atti normativi ed eventuali circolari interpretative». In tutte le realtà territoriali, dichiarano, devono esserci limiti «chiari e uniformi entro i quali» è considerato lecito, per un poliziotto, «l’uso della forza» senza correre il rischio di finire indagati. Da qui l’iniziativa del sindacato, per sollevare a livello nazionale la discussione. «Auspichiamo la sensibilità delle istituzioni e delle forze politiche -spiega Eugenio Bravo del Siulp -che insieme ai cittadini sapranno indirizzare lo sforzo del nostro paese perché le forze dell’ordine possano garantire la sicurezza di tutti senza che venga meno la propria».

«Aiutateci ad aiutarvi» è lo slogan scelto per la raccolta firme. Un agente di polizia, aggiungono, non sceglie «l’aggressione agli altri, ma è semplicemente tenuto ad obbedire alla legge che gli impone di agire in ogni caso per la tutela del bene pubblico». Dal sindacato, poi, chiedono un «inasprimento delle pene per coloro che oltraggiano, offendono, minacciano e si oppongono con forme di violenze fisiche e verbali» alla polizia. La raccolta firme, aggiungono, è per «sensibilizzare istituzioni e forze politiche così che le forze dell’ordine possano garantire la sicurezza di tutti senza che venga meno la propria». In più sui ribadisce l’adeguamento degli strumenti in dotazione: come il teaser e altri dispositivi per «fronteggiare situazione di resistenza attiva»


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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