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Riforma Irpef: i criteri specifici indicati dalle commissioni finanze del parlamento

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ROMA – Abbiamo già ricordato come le Commissioni finanze di camera e Senato abbiano dato indicazioni sulla riforma dell’Irpef, con obiettivi generali di semplificazione e stimolo alla crescita, adottando in particolare i seguenti obiettivi specifici: l’abbassamento dell’aliquota media effettiva con particolare riferimento ai contribuenti nella fascia di reddito 28mila-55mila euro e la modifica della dinamica delle aliquote marginali effettive, eliminando le discontinuità più brusche

Per raggiungere tali obiettivi le Commissioni individuano preferenzialmente un deciso intervento semplificatore sul combinato disposto di scaglioni, aliquote e detrazioni per tipologia di reddito, incluso l’assorbimento degli interventi del 2014 e del 2020 riguardanti il lavoro dipendente (Bonus Renzi ndr) o in subordine tramite un sistema ad aliquota continua limitato alle fasce di reddito medie (il cosiddetto ‘sistema tedesco’ ndr). Inoltre – prosegue il testo – dovrebbe essere prevista l’introduzione di un minimo esente senza obbligo di dichiarazione per i contribuenti che si collochino sotto la relativa soglia. Tale minimo esente dovrebbe preferenzialmente essere inteso come una maxi-deduzione a valere su tutta la distribuzione dei redditi (o su parte di essa) adeguando corrispondentemente il livello delle aliquote; in subordine, qualora il costo di questo intervento dovesse risultare incompatibile con gli equilibri di finanza pubblica, dovrebbe essere introdotto con la sola finalità di ridurre il carico burocratico sui contribuenti”.

Sul fronte delle spese fiscali relative al consumo di particolari beni o servizi la bozza individua tre obiettivi: “una riduzione della loro numerosità; una semplificazione del sistema; il reperimento di risorse da destinare al raggiungimento dell’obiettivo di riduzione dell’aliquota media effettiva, in particolare sull’attuale terzo scaglione”. Target che – scrivono le Commissioni – possono essere raggiunti attraverso “l’eliminazione di quelle spese fiscali il cui beneficio pro-capite medio (ovvero il numero di beneficiari) sia inferiore ad una soglia appositamente determinata; il passaggio (completo o parziale) del complesso delle agevolazioni sul lato delle uscite pubbliche, istituendo un meccanismo volontario di erogazione diretta del beneficio – a fronte del pagamento con strumenti tracciabili – con l’ausilio degli strumenti tecnologici a disposizione; una riduzione graduale e selettiva dell’ammontare percentuale del beneficio”.

Nell’ottica di una semplificazione del sistema tributario, e all’interno di un complessivo quadro di riforma per cui valutare gli aspetti di redistribuzione del carico fiscale, le Commissioni concordano, inoltre, sulla necessità di una riforma che porti al superamento dell’Imposta Regionale sulle Attività Produttive (Irap). L’operazione di semplificazione porterà anche a sfoltire i micro-tributi: accanto alle questioni più generali relative alle imposte sui redditi, nell’ottica di semplificazione e razionalizzazione del sistema tributario, le Commissioni Finanze di Camera e Senato hanno, infatti, condotto una specifica riflessione sui cosiddetti micro prelievi (imposte, tasse, diritti), erariali e territoriali, introdotti nel tempo. Il gettito di tali prelievi, singolarmente, è stato quantificato come inferiore allo 0,01% del totale delle entrate tributarie per lo Stato e allo 0,1% per le Regioni e i Comuni. Tra i micro-prelievi oggetto di riflessione vi sono:

  • il cd. Superbollo,
  • la tassa di laurea,
  • le tasse di pubblico insegnamento,
  • l’imposta sugli intrattenimenti,
  • la maggiorazione del tributo comunale sui rifiuti,
  • la tassa regionale di abilitazione all’esercizio professionale,
  • l’addizionale regionale sui canoni per le utenze di acque pubbliche,
  • i diritti di licenza sulle accise,
  • l’imposta erariale sui voli dei passeggeri di aerotaxi e sugli aeromobili privati, la tassa sulle emissioni di anidride solforosa e ossidi di azoto,
  • l’imposta regionale sulle emissioni sonore degli aeromobili civili.

Tra i nodi ancora sul tavolo rimane il regime forfettario e in particolare il regime di flat tax sulle partite Iva. Sul punto, infatti, le Commissioni di Camere e Senato non sono arrivate ad un accordo e lo considerano un “Nodo Politico da Chiarire”.

In generale – spiega il documento – la riforma fiscale deve puntare a un cambio di paradigma nei rapporti tra amministrazione fiscale e contribuente. Lo Stato deve, in sostanza, allontanare ogni tendenza a considerare il contribuente un ”evasore che ancora non è stato scoperto, e al contempo efficientare i propri comportamenti, non solo quelli relativi all’amministrazione finanziaria ma anche quelli inerenti l’efficiente utilizzo delle risorse pubbliche raccolte con la tassazione. Il contribuente, d’altro canto, deve pienamente internalizzare il beneficio collettivo che deriva dal pagamento dei tributi (in termini di erogazione di beni e servizi pubblici). Questi, e non altri, – sottolineano le Commissioni – possono essere i pilastri di un nuovo Patto Fiscale tra Stato e cittadini, che è stato a lungo evocato, a tratti accennato, ma non sempre perseguito come un obiettivo vero verso la cui realizzazione mobilitare tutte le energie disponibili”.

Elemento fondamentale del nuovo patto fiscale tra Stato e cittadini” è un meccanismo strutturale di premialità per i contribuenti leali, che non ha avuto adeguata realizzazione, per citare solo un esempio, nel caso degli Indici Sintetici di Affidabilità Fiscale (Isa)“. Le commissioni raccomandano “meccanismi più cogenti, che includono la concessione di forme di certificazione del rispetto delle obbligazioni tributarie in base alle quali riconoscere in maniera automatica benefici quali, a titolo esemplificativo, riduzioni dei termini di controllo e accertamento e dei tempi di rimborso fiscale”. L’apparato sanzionatorio, si rileva nella bozza del documento, “dovrebbe esplicitamente escludere i casi di omesso versamento per errore o per grave carenza di liquidità”. L’attività di riscossione, rileva, “deve andare incontro ad una vera e propria ‘rivoluzione manageriale’, in grado di superare l’approccio meramente formale e virare verso una gestione del processo produttivo interamente concentrata su efficienza ed efficacia”.

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