Ddl Zan: l’opposizione di Italia Viva mette in forse l’approvazione. Protesta il deputato Pd
ROMA – La mossa di Italia viva di cancellare il riferimento all’identità di genere dal testo ha sparigliato le file della maggioranza che il provvedimento lo aveva votato a Montecitorio. L’idea è quella di tornare al testo Scalfarotto dove si parlava solo di omofobia e transfobia. Il testo aveva avuto il via libera dell’aula di Montecitorio il 4 novembre 2020, durante il governo Conte II. Il placet era arrivato grazie al sostegno dei giallorossi: M5s, Pd, Italia Viva e Leu. Il semaforo verde si era acceso con 265 favorevoli, 193 contrari e un astenuto. Il voto finale si era svolto a scrutinio segreto, su richiesta di Fratelli d’Italia. Al Senato la strada era apparsa impervia subito: dopo mesi di rinvii, il calendario presentato dal presidente della commissione Andrea Ostellari (Lega) , che è anche relatore del provvedimento, prevede ben 170 audizioni.
Le modifiche chieste da Italia viva riguardano tre articoli del testo – l’1, il 4 e il 7 – che sono poi gli stessi invisi a lega e Forza Italia. Le modifiche presentate dal capogruppo al Senato Davide Faraone e dal capogruppo in commissione Giustizia Giuseppe Cucca cancellano l’articolo 4 sostenendo che «la libertà di pensiero e di espressione sono già tutelati dalla nostra Costituzione e quindi non possono essere degradati dalla legge ordinaria». All’articolo 7 che istituisce la Giornata contro l’omotransfobia e le iniziative nelle scuole viene aggiunto «il rispetto dell’autonomia scolastica».
Il problema è che i voti dei 17 senatori di Italia Viva sono determinanti per l’approvazione del disegno di legge. Che ora è senza maggioranza. «Non possiamo finire come l’Ungheria e la Polonia. Approvare una legge come questa significa posizionare l’Italia tra i Paesi più avanzati, non approvarla significa darla vinta a Salvini che flirta, come la Meloni, con Orban e Duda e con quei Paesi che stanno facendo leggi omofobe e sessiste e che stanno riducendo le libertà», ha detto il senatore Zan. «I partiti si assumeranno la responsabilità di votarla o meno».
La risposta a Italia viva è arrivata con un tweet del primo firmatario e promotore della legge, il deputato Alessanro Zan: «Identità di genere è già presente nel nostro ordinamento, tutelato da sentenze costituzionali e trattati internazionali come diritto fondamentale della persona. Toglierlo significherebbe rendere il Ddl Zan una norma discriminatoria. La richiesta di Italia viva è insostenibile». A stretto giro al replica di Faraone: «L’emendamento che abbiamo presentato al ddl Zan è totalmente copiato dalla proposta di legge presentata il 4 luglio 2018. Primo firmatario Ivan Scalfarotto e in calce, tra le altre, anche la tua firma, penultima soltanto perché il tuo cognome inizia con la Z. Accusaci pure di plagio, non di altro». Il deputato di Iv Luciano Nobili ha scritto su facebook: «Estendiamo i diritti e rinunciamo alle bandierine»