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Parigi: Mattarella alla Sorbona, asse Francia – Italia essenziale per progresso Europa

PARIGI – Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto la Francia per la sua prima visita di Stato dopo i lunghi lockdown che, causa Covid-19, hanno limitato gli spostamenti in Europa. E, dopo aver incontrato all’Eliseo il presidente francese Emmanuel Macron, che della necessità di riformare l’Europa ha fatto una bandiera, ha scelto la Sorbona, una delle Università più antiche d’Europa, per posizionare il Paese nel contesto europeo. Primo, l’Italia punta ad un asse con la Francia, firmando il Trattato del Quirinale entro l’anno, che aiuterà a strutturare meglio la cooperazione al di qua e al di là delle Alpi, come Francia e Germania fanno dal 1963, grazie al Trattato dell’Eliseo. “Speriamo di condurlo a compimento velocemente”, dice il capo dello Stato. E il presidente Emmanuel Macron, all’Eliseo, esplicita la tempistica: l’obiettivo è firmare il trattato, concepito nel 2017 ma poi messo nel congelatore ai tempi del governo Conte uno, entro pochi mesi.

Il legame tra Italia e Francia, ricorda Mattarella, è “profondo”: i due Paesi sono “interdipendenti”, sottolinea citando un discorso che il generale Charles De Gaulle pronunciò alla radio da Algeri il 27 luglio del ’43, due giorni dopo che il Gran Consiglio aveva deposto Benito Mussolini, votando a maggioranza l’ordine del giorno di Dino Grandi. E, come Emmanuel Macron, sottolinea che la Conferenza sul futuro dell’Europa non dev’essere un mero esercizio “burocratico”, bensì un’occasione storica da non sprecare, per far avanzare il progetto europeo. Prima di rimarcare, nel brindisi all’Eliseo, che lo stato delle relazioni tra Italia e Francia è eccellente, Mattarella alla Sorbona batte e ribatte sulla necessità che l’Ue venga riformata. Se non si dota di strumenti istituzionali adeguati” per gestire ed affrontare le sfide del mondo di oggi, dice il capo dello Stato, conquiste che si tende a dare per scontate, come la “pace” e la “prosperità”, rischiano di diventare “un ricordo”, anche per gli europei.

Oggi, dice, si sentono evocare visioni diverse di Europa, talvolta opposte ma che si pretendono parimenti plausibili, di Europa. Non cita la Carta dei valori siglata qualche giorno fa da oltre 15 partiti delle destre europee, ma quello che dice è difficilmente equivocabile. Al netto della doverosa disponibilità a comprendere i diversi punti di vista e a rendersi conto della fatica di ogni costruzione – aggiunge Mattarella – questa tesi rischia di mettere in ombra le autentiche finalità dell’esercizio di unità europea che sono ,invece, inequivocabili.

Mattarella critica la tendenza in voga in questi ultimi anni, quella di organizzare gruppi di Paesi, che siano i quattro di Visegrad o i cosiddetti Frugali, che si coalizzano per ‘pesare’ in Consiglio. In Europa, dice, “è cresciuta una nuova consapevolezza, che supera e azzera improvvidi e modesti diversivi di contrapposizioni all’interno dell’Unione tra gruppi di Paesi, talvolta indicati con appellativi davvero fantasiosi”. Detto questo, Mattarella ne ha anche per l’Ue. Ed è ancora più tagliente. La mancanza di una politica comune per le migrazioni, sottolinea, è “un vulnus”, una ferita aperta, per gli europei. E poi l’affondo: la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, sottolinea Mattarella, “chiede a tutti i protagonisti della vita internazionale di rispettarli e, prima di essere rigorosi nel reclamarne il rispetto da parte degli altri Stati, di onorarne per primi i principi, a partire dai diritti umani dei migranti”.

Ultima ma non ultima, l’economia. Anzitutto, dice il capo dello Stato, il futuro del progetto europeo dipende anche dal modo in cui verranno attuati i piani di ripresa e di resilienza. E qui, sempre senza esplicitarlo, parla dell’Italia, primo beneficiario di Next Generation Eu. “Non possiamo fallire”, dice, “non deve accadere”, perché “il prezzo delle nostre incapacità verrebbe pagato dalle prossime generazioni”.

Poi si rivolge ai Paesi nordici, che conservano una malcelata diffidenza nei confronti dell’Italia. Nessuno, dice Mattarella, mira ad avere “un’Unione del debito”. Piuttosto, quel poco di “debito comune” che finanzia Next Generation Eu, ha creato un “safe asset” europeo, titoli sicuri denominati in euro che gli investitori istituzionali possono acquistare, senza dover ricorrere per forza ai Bund. In questo modo, crescerà il ruolo internazionale dell’euro, anche come “valuta di riserva”, a beneficio di tutta l’Eurozona. Serve, quindi, una vera “politica fiscale europea”, per “consolidare la crescita” e “ridurre le diseguaglianze tra i Paesi” e anche “al loro interno”, migliorando così la “qualità” dell’economia europea. In definitiva, conclude Mattarella, “abbiamo il dovere di consegnare” ai giovani “un’Europa forte dei nostri comuni ideali”


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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