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Ddl ZAN: Chiesa non chiede di bloccarlo ma di riformularlo, lo afferma Monsignor Paglia

MONS. VINCENZO PAGLIA

ROMA – «Il disegno di legge così com’è ha più le caratteristiche di un ‘manifesto’ che di una ‘legge’. E per di più non ha la forza per tutelare pienamente le persone dalle discriminazioni, mentre comporta un serio pericolo per la libertà di espressione e pensiero. Con il rischio di discriminare la religiosità della gente, perché impone un’ideologia, quella del gender, inaccettabile per la Chiesa, e non solo, secondo me anche per la società».

Così, sui contenuti del ddl Zan, Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e gran cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II, secondo cui, spiega alla Stampa, il disegno di legge non va fermato ma ‘solo corretto e riformulato in alcune parti. Nessuno nella Chiesa vuole bloccarlo o ostacolarlo. Auspico che si trova una soluzione frutto di dialogo e moderazione tra tutte le parti. Paglia precisa che la Chiesa non è contraria ai contenuti che il ddl pone, innanzitutto perché «sarebbe opportuno che venga promulgata una legge ordinaria che realizzi pienamente l’articolo 3 della Costituzione. La Costituzione stabilisce che non sono ammesse discriminazioni per motivi di sesso, senza alcun tipo di eccezioni. Dunque è necessario attuare completamente il dettato costituzionale. Epoi non neghiamo che il disegno di legge affronti questioni reali. Oggi si registrano comportamenti e discriminazione fondati sul sesso. La Chiesa, glielo assicuro, non è indifferente, vuole contribuire a combattere a ogni abuso. E arginare assolutamente l’omotransfobia. E sappiamo bene che ci sono Paesi in cui si viene discriminati se si è omosessuali o transessuali: la Chiesa condanna fermamente queste derive, senza se e senza ma. Questa immagine di una Chiesa dei “no” non è realistica – prosegue Paglia – È davvero scorretto dire che siamo contro i diritti. E non è vero che promuoviamo o addirittura imponiamo solo divieti. La Chiesa è preoccupata per la dignità di tutti. Ma a volte è chiamata anche a ricordare che non è sano per la nostra società moltiplicare i diritti individuali senza una struttura solida di doveri da valorizzare. Ha spiegato bene il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin: siamo contro ogni comportamento o azione di intolleranza e di odio verso le persone per il loro orientamento sessuale, e la via per difendere questi principi ci sembra possa essere sempre il dialogo, che significa intervento e ascolto da entrambe le parti. Non mi occupo di diplomazia ma mi pare chiaro che la nota voleva essere un contributo al dibattito su temi decisivi per il bene comune e per le nuove generazioni. La preoccupazione espressa ‘riguarda i problemi interpretativi che potrebbero derivare nel caso fosse adottato un testo con contenuti vaghi e incerti. E poi la questione della libertà di opinioni riguarda tutti, non solo i cattolici»

«Credo che occorra lavorare innanzitutto sulla mentalità e sulla cultura – dice ancora Paglia – Contro il razzismo e il bullismo a causa dell’orientamento sessuale si lotta con un incisivo e coordinato impegno educativo a tutti i livelli e in tutti gli ambiti. Non basta un intervento legislativo, a maggior ragione se scritto con alcune lacune e alcuni punti fuorvianti. Serve con urgenza un tavolo comune a cui dovrebbero sedersi istituzioni nazionali e locali, enti formativi e sportivi, famiglie, associazionismo, volontariato e le religioni. Tutti pronti a un confronto sereno e concreto. La Chiesa ha un patrimonio di sapienza antropologica che proviene dalle Sacre Scritture e dalla tradizione ecclesiastica, e che è chiamata a testimoniare e comunicare. Nell’azione pastorale dobbiamo partire sempre dal rispetto delle persone a prescindere: ogni donna e ogni uomo ha una dignità e un valore immenso che nasce dal proprio vissuto, dalla propria quotidianità, dai propri affetti, dalle sofferenze e dalle gioie. La via maestra da seguire è sempre e comunque quella dell’accoglienza e della vicinanza. Poi subentra il necessario discernimento di ogni storia personale. Coinvolgere persone con tendenza omosessuale – conclude – non è semplicemente accettarli. Vuol dire, più profondamente, ritenerli pienamente parte della vocazione di ogni fedele, di ogni credente più o meno costante, e dell’intero popolo di Dio: amare Dio e il prossimo, spiritualmente e concretamente»


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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