Firenze: manifestanti no green pass con stelle gialle sul petto, l’indignazione della comunità ebraica
FIRENZE – I riferimenti alle leggi razziali fatti dai manifestanti fiorentini no green pass in Piazza Signoria hanno provocato l’indignata e forte reazione della comunità ebraica: «Anche Firenze, ieri, ha visto sfilare cartelli che paragonavano il green pass alle leggi razziali, un preludio alle camere a gas; stelle di David gialle appuntate sul petto. E da parte della Comunità Ebraica il sentimento non può essere che di indignazione profonda». Lo afferma Enrico Fink, presidente della Comunità Ebraica di Firenze.
«Il primo pensiero che ti sale in mente è il desiderio che, in uno dei fantastici viaggi virtuali che l’informatica oggi ci offre, a quei manifestanti fosse consentito per un istante di provare sulla propria pelle l’esperienza di persecuzioni secolari, di segni distintivi imposti sui vestiti, di ghetti e conversioni forzate: e poi di discriminazione approvata per legge, che sulla base della tua nascita ti esclude da lavoro scuola società, ti emargina e ti allontana – continua Fink – Poi di persecuzione attiva, che ricerca con l’autorità della divisa e delle armi uomini, donne e bambini, li scova, li
rapisce, li rinchiude in campi di concentramento, li affida a un alleato che li porta altrove per massacrarli dopo viaggi di giorni come bestie o per i più sfortunati dopo settimane di sopravvivenza in luoghi infernali di tortura. E dopo un istante come questo, naturalmente, il desiderio è che quei manifestanti tornassero sani e salvi in sé, che l’esperienza fosse appunto solo virtuale perché un destino simile non si augura proprio a nessuno, soprattutto quando la tua famiglia l’ha vissuto davvero. Che quei manifestassero tornassero sani e salvi in sé: quanti ancora penserebbero di cucirsi stelle gialle sul petto?»
«Il secondo pensiero che ti sale alla mente è che in quella manifestazione si auspicava addirittura una ‘nuova Norimberga’ per fantomatici crimini da vaccino. E lo si auspicava, è bene ricordarlo, in un paese che una Norimberga non l’ha vissuta mai per i crimini veri: un paese dove i torturatori e persecutori di ieri sono, per lo più, rimasti felicemente al loro posto, tutt’al più in qualche caso dopo un breve periodo di prudente assenza – sostiene Filnk – Un paese che i conti con il proprio passato mai li ha fatti fino in fondo, e dove spesso oggi c’è chi sbuffa quando è costretto a ricordare per legge il 27 gennaio. E dove grazie al fatto che quei conti non sono stati fatti, sono sopravvissute formazioni politiche di ispirazione più o meno velatamente legata al fascismo, che oggi sono le stesse che suggeriscono gli slogan, i cartelli, i modi di queste manifestazioni».