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Riforma giustizia: Spangher (ex membro laico del Csm), «siamo al punto più basso di credibilità della magistratura»

ROMA – Magistrati nella bufera, giunti al punto più basso della stima dell’opinione pubblica, si difendono attaccando a testa bassa, come spieghiamo in altro articolo. Ma un ex membro del Csm e professore di diritto penale, non quindi un quisque de populo, spiega come ormai la magistratura abbia perso, e continui a perdere credibilità.

«Siamo al punto più basso di credibilità e di maggiore debolezza della magistratura». Lo dichiara
all’Adnkronos Giorgio Spangher, professore emerito di Diritto processuale penale alla Sapienza di Roma e membro laico del Csm dal 2002 al 2006. A dimostrarlo secondo l’accademico è anche «la gestione della riforma Cartabia, per cui è intervenuta l’Anm, ma non è intervenuto se non ‘in limine’ il Consiglio superiore della magistratura. Anche perché a questo punto una sua credibilità si è notevolmente ridimensionata».

Anche la riforma Cartabia non convince però Spangher, che si chiede: «Come mai la giustizia penale è passata prima della giustizia civile? Si vede che la giustizia penale creava più problemi di equilibri politici. E siamo sicuri che questa riforma corrisponda al 25% dell’accorciamento dei tempi del processo penale? Non era la riforma del Csm il primo obiettivo?» aggiunge l’ex membro del Csm, perplesso dal fatto che si arrivi ‘a settembre/ottobre senza una riforma del Csm, quando si vota l’anno prossimo. Al di là della riforma dell’organo di autogoverno, secondo
Spangher il problema è se la magistratura riuscirà al suo interno a fare in qualche modo pulizia»

E poi rincara la dose in merito alla situazione emersa alla Procura di Milano. «Una situazione inquietante, la
Procura di Milano era sempre stata considerata un gioiello e un modello e aveva fatto anche processi molto
importanti’. Le contrapposizioni forse sono anche determinate dal fatto che il procuratore (Francesco Greco, ndr) sta
scadendo, ma è abbastanza inquietante quello che è successo: si tratta di uno contro l’altro, di gruppi all’interno delle Procure».
Contrapposizioni non nuove nel panorama italiano, ‘«non è la prima volta che succede. Quando io ero al Csm c’era il caso Cordova, ma non c’è stato soltanto quello, il problema nasce dal fatto che le Procure sono diventate il vero centro del potere. Si è lottato e si lotta e naturalmente poi nel momento in cui si lotta si creano contrapposizioni. La vicenda milanese è particolarmente grave, in considerazione del fatto che si riteneva che la Procura di Milano fosse un po’ fuori da queste logiche e invece non è stato così».


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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