Pd: bufera per l’intervista pro talebani di Nura Musse Alì. Bonafè si dissocia. Ceccardi: «Via dalla Regione»
FIRENZE – E’ bufera in Regione Toscana, ma anche dentro il Pd, per l’intervista a Il Tirreno di Nura Musse Alì, componente della Commissione pari opportunità in Consiglio Regionale in quota Dem. Dove afferma che il regime talebano è una tappa obbligata verso la democrazia. La stessa segretaria regionale, Simona Bonafè, prende le distanze: «Il Partito Democratico si dissocia totalmente dalle parole pronunciate nell’intervista al Tirreno da Nura Musse Ali. I talebani sono stati e restano liberticidi e nemici dei diritti, persecutori delle donne. Sostenere che un regime è una tappa obbligata verso la maturazione sociale è inaccettabile».
Durissimo l’attacco di Susanna Ceccardi (Lega), già candidata alla presidenza della Regione ed eurodeputata: «Nura Musse Ali deve dimettersi dalla Commissione Pari Opportunità della Regione Toscana, è scandaloso che una donna, una figura con responsabilità politica e istituzionale, si definisca, e cito le sue parole, a favore della presa del potere da parte dei fondamentalisti».
Susanna Ceccardi si definisce scioccata dalle frasi dette a Il Tirreno dall’avvocato 35enne, originaria della Somalia e abitante a Pisa, in cui si schiera a favore del ritorno al potere, in Afghanistan, dei talebani. «Chi ha cuore i diritti delle donne, non può applaudire al ritorno dei talebani in Afghanistan. Durante l’occupazione americana e delle forze occidentali – continua Ceccardi – si saranno forse fatti degli errori, ma un conto è dire che si poteva, e si doveva fare, di più, un altro è addirittura affermare che con i talebani le donne staranno meglio. Anche i numeri, laddove non bastasse il semplice buon senso, dovrebbero aiutare a capire la differenza. Nel 2003 – osserva Ceccardi – le donne he frequentavano in Afghanistan le scuole superiori erano il 6%, nel 2017 il 39%. Nel 2019 si contavano 1.000 donne imprenditrici, dato basso ma inimmaginabile vent’anni prima. O, ancora: le donne erano arrivate al 22% del totale degli occupati. Chiediamo a tutto il Pd tutto di prendere le distanze da quelle frasi e alla consigliera di dimettersi perché non ha chiaro cosa voglia dire difendere i diritti delle donne».