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Aumento prezzi energia: Commissione Ue prepara un piano apposito per arginarli

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EPA/YVES HERMAN / POOL

BRUXELLES – La prossima settimana la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen presenterà la sua proposta, dopo averla illustrata ai capi di Stato e di governo al vertice informale in Slovenia il 5 e 6 ottobre. L’idea è di costruire un coordinamento europeo di stock di energia che metta i paesi membri al riparo da eventuali riduzioni delle riserve che possano determinare aumenti dei prezzi. E poi raccomandare misure come la riduzione dell’Iva e delle accise usando una parte dei ricavi dell’Ets, il sistema di tracciamento delle emissioni che in Europa obbliga le aziende che inquinano a pagare una quota. E ancora: interventi pubblici diretti per arginare i rincari. I leader torneranno a discuterne al Consiglio europeo formale del 21 e 22 ottobre e magari a prendere una decisione in quella sede.

A Bruxelles i diplomatici paragonano la nuova impresa a quella compiuta all’inizio dell’anno con i vaccini anti-covid. In quel caso, argomenta una fonte europea, “l’Ue si è mossa in maniera compatta riuscendo a diventare una ‘potenza di fuoco’ con un segnale preciso ai mercati”. È vero che la campagna vaccinale ha conosciuto i suoi momenti di difficoltà, dallo scontro tra la Commissione Europea e Astrazeneca al fatto che anche Bruxelles ha dovuto accettare la politica delle aziende farmaceutiche sui prezzi nonché sulla riservatezza dei contratti, fattore che ha suscitato polemiche nell’Unione. Ma è vero che, se ogni Stato avesse agito per conto proprio, senza coordinamento da Bruxelles, si sarebbe trovato esposto non solo alla concorrenza interna con gli altri Stati membri ma anche ai ‘venti’ del mercato.

Sta succedendo infatti sull’energia. Bruxelles vuole correre ai ripari. Von der Leyen ne ha fatto un obiettivo della sua presidenza, ora che, ‘orfana’ della sua mentore politica Angela Merkel e anche – sembrerebbe – del governo ‘amico’ della Cdu-Csu in Germania, la presidente della Commissione cerca una nuova identità politica magari più autonoma. Un nuovo successo, appunto.

Naturalmente la storia non è già scritta. A Brdo pri Kranju, dove la presidenza di turno slovena dell’Ue riunisce il vertice informale tra i leader dei 27 Stati membri la prossima settimana, si comincerà a discutere (il summit è convocato per trattare la questione dell’allargamento a est, ma si parlerà anche di Afghanistan, rapporti con la Cina, Aukus). Italia e Spagna sono i paesi più attivi su questo dossier, con proposte già planate sui tavoli di discussione. Si tratterà di esaminare le esigenze di ognuno, perché ogni paese dell’Ue ha i suoi livelli di stoccaggio. E di certo il dibattito toccherà la questione del Nord Stream 2, il gasdotto che tra Russia e Germania che aumenta decisamente i livelli di dipendenza del paese da Mosca. Berlino non ha intenzione di rovinare i rapporti con il fornitore russo, ma anche in Germania il ‘caro bollette’ è un problema.

Ad ogni modo, mentre la difesa europea è progetto complicato dalle divergenze in politica estera tra gli Stati nazionali, il dossier immigrazione è fermo al palo fino alle presidenziali in Francia (ma al Consiglio Europeo di ottobre Mario Draghi chiede programmi concreti per il sostegno allo sviluppo dei paesi d’origine, come stabilito al vertice di giugno), mentre la questione dazi sull’acciaio è diventata spinosa per i rapporti tesi con gli Usa dopo il ritiro dall’Afghanistan e il caso Aukus, sull’energia c’è terreno fertile per un’azione comune. O almeno per provarci. “Riguarda tutti – insiste una fonte Ue – è più conveniente agire che restare in balia del mercato”. Detta così, sembra una rivoluzione. Chissà.


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Ezzelino da Montepulico


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