Errori giudiziari: assolto dopo 10 anni e 7 processi dall’accusa di aver abusato delle figlie
FIRENZE – Accusato di aver abusato delle due figlie piccole è stato assolto in via definitiva dopo 10 anni e sette processi di cui tre in Cassazione. Si conclude così una lunga e controversa vicenda giudiziaria che ha riguardato un uomo residente nella provincia di Firenze.
Nei giorni scorsi la Suprema Corte ha confermato la sentenza di assoluzione, con formula ‘perché il fatto non sussiste’, pronunciata dalla corte di appello di Firenze rigettando un ricorso avanzato dalla procura generale di Firenze. Le indagini che hanno portato al processo erano partite nel 2012, dopo la denuncia presentata dalla madre delle bimbe. In primo grado l’uomo, assistito dagli avvocati Gianluca Gambogi e Carlotta Corsani, era stato condannato in abbreviato a 7 anni e 6 mesi, pena che venne ridotta a 5 anni in appello. Nel maggio del 2015 l’annullamento in Cassazione della sentenza di secondo grado. Nuova condanna poi in appello e nuovo annullamento della Suprema corte in accoglimento del ricorso della difesa, per illogicità della sentenza impugnata che, spiegano i legali dell’uomo, non sarebbe stata coerente con la valutazione delle prove. Il processo è tornato così nuovamente davanti ai giudici di secondo grado che hanno deciso di riaprire l’istruttoria per ascoltare la testimonianza della madre delle piccole.
Nel febbraio del 2020 la sentenza di assoluzione, confermata di recente della Cassazione. Siamo molto contenti – affermano i difensori dell’uomo – per l’esito di questa terribile vicenda, di una vicenda pazzesca: un’odissea da non credere. In quasi 10 anni sono stati celebrati 7 processi di cui 3 per Cassazione. Venerdì scorso la Suprema Corte di Cassazione, respingendo, dichiarandolo inammissibile, il ricorso della Procura Generale contro la sentenza di assoluzione della Corte d’Appello di Firenze del febbraio 2020, ha messo la parola fine su questa vicenda incredibile. Il nostro assistito – aggiungono gli avvocati Gambogi e Corsani – è un uomo che può gridare al mondo la propria innocenza, e dopo la detenzione in carcere e il lungo periodo trascorso in una struttura di accoglienza potrà riprendere una vita normale.
Ma chi pagherà per i danni e le sofferenze causate a un innocente? Non certo i magistrati che non pagano mai per i loro errori, né con penalizzazioni nella carriera, né in termini economici. Paga sempre Pantalone. E’ ora di finirla con questo sconcio, ben vengano i referendum sulla giustizia osteggiati dalle Associazioni interessate..