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Richiedenti asilo e rifugiati, crollo degli arrivi in Europa. Si moltiplicano i clandestini e si chiede la costruzione di muri. Ma la Ue nicchia

Per il regime di accoglienza a richiedenti asilo e rifugiati, permane grande discordia nell’Ue. I Ventisette partner della Ue litigano da tempo sulla riforma del regolamento di Dublino sull’asilo, chiesta dall’Italia, ma recentemente prestano molta più attenzione al problema della protezione delle frontiere esterne, escluso ovviamente il Mediterraneo centrale A luglio scorso il Parlamento Europeo ha approvato per il periodo 2021-27 (accanto a 9,88 miliardi di euro per il Fondo asilo, migrazione e integrazione) ben 6,24 miliardi di euro per il Fondo per la gestione delle frontiere esterne. Tra i punti essenziali però anche misure per persone vulnerabili in arrivo in Europa, a cominciare dai minori non accompagnati. Un netto incremento rispetto al precedente bilancio (2014-20), con «soli» 1,6 miliardi di euro. Fondi che, assicura la Commissione, non finanziano muri, fili spinati o barriere: quelli esistenti sono stati realizzati esclusivamente con risorse nazionali. Ma recentemente, per contrastare la Bielorussia, alleata di Putin, la ue ha riconosciuto alla Polonia il diritto di costruire muri con i fondi europei, Un bell’esempio di correttezza e linearità d’azione. Mentre dimentica le morti e gli arrivi senza fine dal Mediterraneo in un’Italia, lasciata sola a combattere (ma soprattutto a subire) l’immigrazione clandestina.

II tema del finanziamento Ue per i muri antimigranti, è salito alla ribalta, dopo la richiesta di 12 Stati membri sostenuta adesso dal presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, mentre la Commissione resta contraria. Nella risposta alla migrazione irregolare rientra anche il rafforzamento di due agenzie Ue. La prima, cruciale, è Frontex, già agenzia delle frontiere esterne e ora divenuta Agenzia di guardia di frontiera e costiera. Dal dicembre 2019 è in vigore un nuovo mandato più ampio, tra i punti principali il rafforzamento del personale, che arriverà a regime a 10.000 persone dotati di poteri esecutivi. L’agenzia assiste gli Stati in difficoltà, suoi funzionari sono ad esempio presenti in Italia e Grecia, da ultimo anche in Lituania per la crisi al confine bielorusso. È inoltre responsabile dei rimpatri collettivi da vari Stati membri.

L’altra agenzia rafforzata è l’Easo, responsabile per l’asilo, su cui i Ventisette e il Parlamento europeo hanno trovato un accordo a giugno, trasformandola in una vera e propria agenzia indipendente in grado di stabilire standard e fornire assistenza agli Stati. A parte queste riforme, negli anni è stato rafforzata la cooperazione tra Europol (la «polizia» europea) ed Eurojust (l’agenzia per la cooperazione giudiziaria), che già nel 2016 hanno creato un Centro europeo contro il traffico di migranti. Altro elemento su cui c’ è ampia intesa è la «dimensione esterna», e cioè la cooperazione con i Paesi di origine e transito per frenare a monte i flussi.

Al Consiglio Europeo di giugno i leader Ue hanno incaricato la Commissione e l’Alto rappresentante Ue Josep Borrell di stilare piani d’azione con i Paesi di origine prioritari, per aiutarli a proteggere le frontiere e lottare contro i trafficanti. Otto sono pronti (Afghanistan, Bosnia, Iraq, Niger, Nigeria, Libia, Marocco e Tunisia). L’Ue punta inoltre a incrementare i rimpatri (in media per ora solo i140% dei cittadini terzi oggetto di espulsione lascia davvero l’Ue): ad aprile la Commissione ha presentato una sua strategia in merito, per favorire i rimpatri volontari e la reintegrazione nei Paesi d’origine.

Nel 2019, del resto, è stato anche riformato il Codice sui visti, che prevede inasprimenti delle condizioni di rilascio per i Paesi che non cooperano sul fronte rimpatri.

All’interno dell’Ue l’Italia da anni lamenta la mancanza di solidarietà. Quest’affermazione corrisponde alla realtà per quanto riguarda l’accoglienza e gli ingressi dei migranti clandestini, meno per quanto riguarda rifugiati e asilanti. Sulla base dei dati Unhcr (2021), l’agenzia Onu che si occupa appunto di assistenza ai rifugiati (www.unhcr.org/ flagship-reports/ globaltrends/). Il numero di rifugiati nel mondo ha toccato nel 2020 un nuovo picco, con 82,4 milioni di persone in fuga. 11 milioni sono i nuovi profughi registrati nell’anno. Sono invece riparate all’estero oltre 34 milioni di persone, tra le quali i venezuelani si sono aggiunti alle vittime delle guerre mediorientali (Siria, Afghanistan) e africane (Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sudan….), oltre ai rohingya perseguitati in Myanmar. Ad accoglierli sono quasi sempre Paesi in via di sviluppo, nell’86% dei casi, perlopiù quelli confinanti (73%), spesso altrettanto poveri e travagliati.

L’unico Paese dell’UE che figura tra i primi dieci al mondo per numero di rifugiati accolti è la Germania. Mentre aumentano i profughi nel mondo, diminuiscono nell’Ue. L’anno scorso (2020) hanno chiesto asilo nell’Unione Europea circa 416.600 persone (dati Eurostat), oltre 200.000 in meno rispetto al dato 2019 (631.300), e soprattutto un terzo rispetto al picco toccato nel 2015-2016 (rispettivamente, 1.321.000 e 1.259.000 richieste di asilo). Anche se il 2021 si chiuderà probabilmente con un incremento, non sarà tale da modificare questa tendenza di fondo. Sono profonde però anche le differenze interne all’Unione Europea: se la Svezia ospita circa 25 rifugiati ogni 1.000 abitanti e la Germania 14,1’Italia si colloca sotto la media con circa 3,5 persone accolte su 1.000 residenti tra rifugiati e richiedenti asilo. Addirittura inferiori le cifre secondo l’ultimo rapporto del Parlamento europeo relativo sempre al 2020 (https: / /tinyurLcom/2p6mt5d9): i rifugiati nel nostro Paese sarebbero poco più di 128mila e i richiedenti asilo accolti 26.535, in un rapporto con la popolazione pari allo 0,25%.

Nonostante queste considerazioni, che tendono a diminuire il problema italiano, resta il fatto che l’invasione delle nostre coste recentemente non ha subito rallentamenti, e addirittura nel Salento sono arrivati profughi provenienti dalla Turchia, che riceve finanziamenti europei per bloccarne i flussi. Una beffa di cui la Ue dovrebbe rendersi conto e chiederne conto a Erdogan, che in tal modo viola un patto con l’Europa. Ma siamo sicuri che ancora una volta la Commissione si volterà dall’altra parte, visto che la maggioranza dei Paesi Ue ci rimprovera di non fare molto per limitare gli arrivi irregolari.


KULANKA

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