Fondi comunitari, l’Italia agli ultimi posti per la percentuale di utilizzo, solo il 48,2%
Dal Sole 24 Ore di oggi 5 dicembre riprendiamo la notizia che l’Italia spende solo il 48,2% dei fondi Ue attribuiti al paese, ed è quindi agli ultimi posti della classifica europea. L’Italia è tra i Paesi dell’Unione europea che finora ha fatto registrare uno dei livelli più bassi nell’utilizzo dei fondi strutturali (Fse e Fesr), messi a disposizione dall’Ue per le politiche di coesione nel periodo 2014-2020 (quasi 33 miliardi di euro): il tasso di spesa si è attestato al 48,2%.
La fotografia dell’andamento della spesa scattata dalla Commissione al 30 ottobre – che fissa il tasso medio Ue al 57,6% – vede in nostro Paese al quart’ultimo posto della classifica europea, peggio hanno fatto solo la Romania (46,5%), la Slovacchia (43,3%) e la Spagna (40,5%). Questo mentre deve ancora essere presentata formalmente a Bruxelles la proposta per raggiungere l’accordo di partenariato necessario per dare il via alla programmazione 2021-2027. Una programmazione che dovrebbe, almeno in una certa misura, integrarsi con le azioni del Pnrr e che, tra Fse, Fesr e React-Eu vale circa 50 miliardi di euro (senza contare il cofinanziamento nazionale).
La Ragioneria generale dello Stato, Ispettorato generale rapporti con l’Unione europea – IGRUE, riporta le informazioni sullo stato di utilizzo dei fondi strutturali al 30 giugno 2021 (quota europea + cofinanziamento nazionale) con riferimento agli impegni e i pagamenti rispetto alle risorse disponibili.Tali risorse sono gestite attraverso 59 Programmi Operativi, di cui:
12 a titolarità di Amministrazioni centrali (Programmi Operativi Nazionali – PON);
39 a titolarità di Amministrazioni regionali (Programmi Operativi Regionali – POR);
8 a titolarità di Amministrazioni regionali (Programmi di cooperazione Territoriale – PO CTE).
I Programmi Operativi PO sono documenti che declinano, per settori e territori, le priorità strategiche che lo Stato membro ha manifestato all’interno dell’Accordo di Partenariato. Suddivisi in Programmi Operativi Nazionali (PON), Programmi Operativi Regionali (POR), usufruiscono delle risorse di uno o più Fondi strutturali, delineanti gli obiettivi specifici all’interno di assi prioritari, su base pluriennale. Il soggetto responsabile del PO è definito Autorità di gestione e può essere o direttamente uno Stato membro o altri organismi pubblici o privati designati dallo Stato membro.
La Programmazione comunitaria 2014-2020 prevede in Italia la realizzazione di 75 Programmi Operativi cofinanziati a valere sui 4 Fondi Strutturali e di Investimento europei: Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), Fondo sociale europeo (FSE), Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e Fondo per la politica marittima e della pesca (FEAMP). Entra nella sezione per saperne di più.
Programmi Operativi Nazionali
Programmi Operativi Nazionali (PON) sono gestiti a livello nazionale e riguardano l’intero territorio. Ognuno di essi declina un aspetto tematico di particolare rilevanza per il Paese, corrispondente a uno o a più degli Obiettivi definiti a livello comunitario per l’utilizzo dei Fondi Strutturali. Le tematiche individuate dai PON italiani per il periodo di programmazione 2014-2020 sono: infrastrutture, cultura, legalità, imprese, ricerca, politiche urbane, governance, inclusione sociale, giovani, occupazione, scuola, sviluppo rurale e pesca.
Programmi Operativi Regionali
I Programmi Operativi Regionali (POR) sono a titolarità di un’Amministrazione locale (Regione o Provincia autonoma), sono monofondo e plurifondo (ad es. POR Puglia Fesr-Fse), e riguardano il Fondo Europeo Sviluppo Regionale (FESR), il Fondo Sociale Europeo (FSE) e il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (PSR FEASR), a seconda delle tipologie di fondi messi a disposizione delle Regioni.
Di tutto questo complesso di risorse, come risulta evidente dalle cifre sopra riportate, l’Italia ne ha utilizzate soltanto una parte non rilevante, il che ci pone in cattiva luce, agli occhi dell’Europa, anche per la programmazione e l’attuazione del Pnrr Italia, che dovrebbe regolare l’utilizzo delle ingenti somme (oltre 200 miliardi) messe a disposizione dell’Italia nel quadro dell’iniziativa Next Generation Eu della Commissione. Dunque le prospettive, per Draghi e compagni, non sono per nulla rosee, e i precedenti non inducono certo all’ottimismo.