Parlamento Ue, si cerca il sostituto di Sassoli, in pole due donne. La lezione dell’Europa
Dopo la morte di David Sassoli, Presidente del Parlamento Ue, la politica si rimette in moto per trovare il successore. Naturalmente il gruppo più attivo nella rincorsa alla poltrona più alta del Parlamento è il Ppe, che pensa di poter prevalere nella lotta per l’elezione e probabilmente potrebbe aver già preso accordi in tal senso con l’altro gruppo forte, quello socialista. A differenza dell’Italia, ancora orfana di un Presidente in gonnella, il parlamento Ue esprime spesso signore Presidente e questa volta sono addirittura tre le candidate contro un solo maschietto. Il voto è fissato per martedì 18 gennaio a Strasburgo.
La candidata favorita era, fino a qualche giorno or sono, l’esponente del Ppe, appoggiata dalla cosiddetta maggioranza Ursula, quella che nominò presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Infatti da tempo in pole position sembra che ci sia Roberta Metsola, esponente maltese del Ppe, che ha costruito una fitta rete di relazioni, ha un eccellente profilo istituzionale e da quando Sassoli è mancato ha assunto la guida
dell’istituzione in quanto primo vice-presidente. Proviene da un Paese del Sud Europa e per questo sulle tematiche relative a immigrazione e conti pubblici è subito riuscita a trovare un feeling con gli eurodeputati che siedono nella parte sinistra dell’emiciclo. Sarebbe la terza donna alla guida dell’Eurocamera dopo Simone Veil e Nicole Fontaine, ma la più giovane in assoluto: proprio martedì compirà 43 anni.
Ma sulla sua strada si è posta da qualche giorno l’ecologista svedese Alice Bah Kuhnke, figlia di padre gambiano, ex ministro della Cultura, attivista per i diritti delle donne e delle comunità Lgbt, ex volto televisivo con un passato da sprinter nei 200 metri.
Su un fatto le due candidate si sono trovate d’accordo: entrambe hanno detto di voler agire in continuità con la presidenza Sassoli. La maltese ha chiesto ai colleghi di impegnarsi per favorire un maggiore contatto diretto
con i cittadini, per esempio stando di più sul territorio. La svedese ha annunciato la sua candidatura dicendo che «l’eredità di David Sassoli in sostegno alla democrazia parlamentare pro-europea deve essere rispettata
e deve sopravvivere».
Non saranno le uniche due candidate: ci sarà una terza donna, la spagnola Sira Rego per il gruppo della sinistra radicale e il polacco Kosma Zlotowski, esponente dei conservatori. ma entrambi non hanno troppe chances di rivaleggiare con le prime signore, considerati i numeri non elevati dei parlamentari che li potrebbero appoggiare.
Una lezione ci viene da quest’elezione europea: il dibattito e gli accordi fra i vari gruppi sono già iniziati da qualche tempo, e la maggioranza formata in seguito all’accordo fra Ppe, socialisti e altri, che parrebbe reggere, sembra aver spianato lo strada alla candidata maltese. Dunque un’elezione senza troppi contrasti e senza veti preventivi, come avviene da noi in Italia, dove le sinistre pongono come pregiudiziale l’esclusione della candidatura di Silvio Berlusconi. E inoltre in Europa le candidature femminili sono all’ordine del giorno in tutti i posti chiave della politica, senza bisogno di appositi appelli, come sta avvenendo adesso in Italia.
Discorso diverso per le poltrone di dirigenti negli uffici comunitari. A Bruxelles e Strasburgo comandano ancora i maschietti, mentre in Italia succede prevalentemente l’opposto. Ormai in molti posti fondamentali della nostra burocrazia, nei ministeri principali (ad esempio esteri e soprattutto interno), prevalgono le donne, e io sono buon testimone che le colleghe prefette sono fra i migliori esponenti della nostra carriera. E l’amministrazione certamente ne ha tratto e ne trae rilevante giovamento. In questo almeno l’Italia si può vantare di essere all’avanguardia in Europa.