Quirinale: Letta spinge per Draghi, ma il Centrodestra prepara la sorpresa. E Renzi vuol dare le carte
La scommessa di Enrico Letta è tenere insieme Quirinale e governo. Anche Giuseppe Conte è impegnato su questo fronte: perchè solo garantendo il prosieguo della legislatura può tenere uniti i suoi gruppi parlamentari. Ma il Centrodestra, dopo la rinuncia, forzata, di Berlusconi, prepara la sorpresa. Probabilmente il nomne di una donna: prende ciorpo la candidatura di Elisabetta Casellati. Ma ci potrebbero essere anche altri nomi. Che saranno tutti rricevibili, per il Pd: «Non consentiremo l’assalto al Quirinale», avvertono irritati dal Nazareno. Andando così a prendersi risposte pronte. Come questa: «Perchè vi arrogate il potere di mettere veti, quando avete meno voti di noi a disposizione?». Allora ecco che spunta il terzo incomodo: Matteo Renzi, pronto a vestire, di nuovo, i panni del protagonista. Ma andiamo per ordine, cominciando da umori e aspettative.
DRAGHI – Nei gruppi parlamentari c’è chi torna a credere nella candidatura di Pier Ferdinando Casini e chi spera ci si avviti fino ad arrivare a Sergio Mattarella. Che ha già fatto le valigie. Ma la candidatura di Mario Draghi, avvertono dalle segreterie, è del tutto in campo, perché ogni nome alternativo – soprattutto se sostenuto da una maggioranza ristretta – rischia di far saltare il governo. E il Mattarella bis appare lontano, arriverebbe solo di fronte a uno stallo irreversibile. Chi lavora per Draghi al Colle non è rimasto fermo, nelle ore dell’attesa per l’annuncio di Berlusconi. Il premier è silente e lontano dai palazzi della politica, nella sua Città della Pieve. Ma i contatti proseguono, si cerca di costruire il terreno per un accordo sul governo. Viene considerata superabile l’ostilità del Cavaliere al trasloco di Draghi da Chigi al Quirinale. Mentre fa ben sperare che né Salvini né Meloni pongano veti sul nome del presidente del Consiglio. La pretesa, osserva un draghiano, di mandare avanti il governo a ogni costo, qualunque sia l’esito del voto sul Quirinale, non regge.
CASINI – Se la maggioranza si spaccherà sul nome del presidente (come potrebbe avvenire su Casini, vista la contrarietà in partenza soprattutto del M5s), la caduta del governo sarebbe automatica, come ha avvertito per primo Draghi. Ma anche andare avanti come se nulla fosse, in un anno pre-elettorale, potrebbe reggere per qualche settimana o mese – avverte più d’uno – ma poi precipitare tutti verso elezioni anticipate, se come probabile Draghi si rifiutasse di scendere a compromessi con le richieste dei partiti. Il nodo per Draghi però resta il premier e la formula del nuovo governo. Perché è vero che non si può preconfezionare la squadra dei ministri, ma è anche vero che i leader chiedono garanzie, di un esecutivo a più forte impronta politica. Sarebbe stato sondata, per ora senza successo, la disponibilità di Casini a prendere la guida del governo. Così come continuerebbero a non convincere i nomi di Marta Cartabia (in forte ascesa nei rumor), Vittorio Colao o Daniele Franco (che non vorrebbe traslocare a Palazzo Chigi). Le prossime quarantotto ore, sottolinea un dirigente M5s, saranno decisive: non si può escludere la rottura, ma neanche un’intesa larga con il centrodestra, probabilmente dalla quarta votazione (ma c’è chi ancora confida – ad oggi contro ogni evidenza – ci siano spazi nelle prime tre).
RENZI – L’incontro in programma tra Letta e Salvini, che molti considerano decisivo nella partita, per ora resta in stand by. Il segretario Pd tiene alta la guardia, ma rilancia: «Il centro destra non è maggioranza e non ha quindi diritto di prelazione sul Quirinale. Ora col ritiro di Berlusconi e lo scontro deflagrato all’interno del cd tutto è chiaro. Ora ci vuole accordo alto su nome condiviso e Patto di legislatura». Se non vuole danneggiare il Paese il centrodestra ragioni sul patto, avvertono dal Nazareno. Mentre Matteo Renzi, che nelle prossime ore dovrebbe rivedere Letta, ai suoi predica calma e gesso: ora, è convinto, si apre uno spazio politico in cui giocare da protagonista. E lui, in questi giochi, è maestro: per questo Letta e Conte temono più le mosse dell’ex Rottamatore dwegkli attacchi del Centrodestra.