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Confesercenti: vendite natalizie alimentari aumentate del 5%

Cena Natale
Tavola apparecchiata per la cena di Natale

ROMA – Le vendite di prodotti alimentari durante le festività di fine ed inizio anno nuovo (Natale, Capodanno, Epifania) hanno registrato un andamento in crescita del 5%, sullo stesso periodo del 2020 e superato quelle del 2019. E’ quanto sottolinea Fiesa Confesercenti in una nota. In un contesto segnato dalla perdurante pandemia, con il rischio elevato di contagio legato alla variante Omicron, i consumatori hanno confermato la scelta di trascorrere in ambito domestico le festività, regalandosi prodotti tipici e consumi locali, a riconferma della voglia di comunità che continua ad essere negata dalle misure di contenimento. Questo ha comportato consumi enogastronomici in crescita, insieme alla regalistica alimentare, in un contesto di performance positive per i prodotti tipici natalizi di qualità e della gastronomia a forte impronta territoriale e artigianale.

«Le festività -ha detto Daniele Erasmi, presidente nazionale Fiesa Confesercenti- hanno confermato la buona
prestazione degli esercizi di vicinato alimentare come presidio di riferimento per la ricerca della qualità e della tipicità dei riferimento per la ricerca della qualità e della tipicità dei prodotti, mettendo insieme territorialità e convenienza, con un leggero incremento delle vendite stimabile intorno al 5%. L’enogastronomia ha intercettato buona parte dei consumi e della regalistica natalizia, a conferma di un periodo particolare segnato dalla perdurante pandemia e di una mobilità ridotta dei consumatori.
Il settore deve essere bravo a strutturare nelle abitudini la disponibilità all’acquisto di prodotti evocativi e di qualità, di valorizzazione della tavola nei giorni deputati alle feste e alle riflessioni, oltre a mettere a valore il fatto che il cibo ha rappresentato uno dei pochi elementi di continuità nel prendersi cura di sé e della propria famiglia. Detto ciò, permangono preoccupazioni sull’immediato futuro per l’andamento della pandemia per quanto riguarda gli aspetti che ricadono sulla gestione della forza lavoro, con ulteriori aggravi anche in termini di costo che si sommano a quelli, cresciuti tre volte, dei rincari energetici».

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