Skip to main content
BOCCACESCA
Admin Ajax.php?action=kernel&p=image&src=%7B%22file%22%3A%22wp Content%2Fuploads%2F2022%2F01%2Fsalvin

Salvini: la resa dei conti nel centrodestra e i mal di pancia della Lega. I giorni più difficili dopo il Papeete

Salvin 1
Il leader della Lega, Matteo Salvini, ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA – La rielezione di Sergio Mattarella mette a riparo il governo ma mette in seria crisi il centrodestra, un’alleanza ormai avviata verso la dissoluzione. E mette anche in grossa difficoltà la leadership di Matteo Salvini, sempre più lontano da Forza Italia, che pensa già a un nuovo centro con Renzi, e dal partito di Giorgia Meloni, orgogliosamente all’opposizione dell’esecutivo Draghi, irritata e stupita dai giri di valzer del leghista.

Tanti, tra gli alleati, lo accusano di aver bruciato troppe candidature, di aver perso il controllo della situazione. Lui si
schermisce, dicendo di aver fatto tutto il possibile per eleggere una donna ma di essere stato bloccato dai veti di Conte e Letta. Ma si deve difendere anche dai malumori crescenti interni al suo partito, dove nel pomeriggio esplode il caso Giorgetti. E’ bastata una sua frase sull’ipotesi che potesse dimettersi – «per alcuni questa giornata porta al Quirinale per me porta a casa» – per gettare nello sconforto un gruppo parlamentare già scosso dalla batosta del Colle.

Uno scenario poi smentito ma sintomo di un fortissimo travaglio politico e personale, tanto che tra il Segretario e il Ministro è stato necessario un lungo confronto e una sorta di conferenza stampa congiunta improvvisata, in un corridoio di Montecitorio, pur di offrire l’immagine di una ritrovata unità.
Alcuni sospettano che si tratti di una manovra diversiva per nascondere il grave malessere del partito. Detto questo, sin dalla notte scorsa e sino alla fine della corsa per il Colle, Salvini vede ridursi rapidamente tutti i suoi spazi negoziali, fino a doversi arrendere a una soluzione mai stata nella lista tra quelle sperate dalla Lega.
La capitolazione è emersa chiara dopo il fallimento della carta Belloni. Proprio su quel nome esplode infatti la rottura
totale tra Lega e Forza Italia, culminata in uno scontro violentissimo, che pare abbia sfiorato la rissa fisica, tra
Antonio Tajani e Matteo Salvini. Il coordinatore azzurro avrebbe accusato il leader della Lega di averlo preso in giro sulla possibilità di convergere su Casini. «Mi hai detto – sarebbe stato il suo ragionamento – che avresti aperto una riflessione su Casini ed invece davanti alle telecamere parli di un presidente donna?». Un faccia a faccia che si conclude con la decisione traumatica dei vertici azzurri di continuare le trattative in modo autonomo. Tanto che più tardi, sino alle due di notte, Fi e tutti i partiti centristi si ritrovano insieme in un ristorante romano per sancire il loro sostegno a Pier Ferdinando Casini. E in quelle ore Silvio Berlusconi, avvertito da Tajani, contatta Enrico Letta.
«Grazie a noi – commentava soddisfatto Giovanni Toti – è stato fermato Matteo Salvini che, proponendo Belloni con Conte, era pronto a rifare l’asse gialloverde».

E infatti, proprio la clamorosa scissione al centro del centrodestra sblocca i giochi, costringe Salvini ad accettare il
Mattarella bis e mette in crisi la Lega che infatti oggi vive una delle sue giornate più difficili. In extremis, in un vertice
di maggioranza, il capitano tenta la soluzione Cartabia, ma è stoppato dagli altri partner di governo. Quindi boccia l’ipotesi Casini.
Alla fine arriva l’inevitabile chiusura dei giochi che fa masticare amaro sia l’ala draghiana del partito, sia quella
più movimentista, che sperava in un nome di centrodestra. Un sentimento di rabbia, misto a delusione che sintetizza bene Claudio Borghi: «Mattarella – scrive in serata su twitter – è un signore che ha detto che non è possibile nominare Ministro chi, letterale: «sia visto come sostenitore di una linea contraria alla moneta unica. Uno che ha negato costantemente le elezioni».

Insomma la leadership che il capitano voleva ribadire e rafforzare con il ruolo di Kingmaker che si era ritagliato è naufragata. Salvini è contestato dalla Meloni, da Forza Italia e sostanzialmente, con la sua gestione poco accorta e fallimentare dell’elezione del Capo dello Stato, ha mandato in pezzi l’unità del centrodestra, che sarà difficile ricostituire. E anche in seno al partito iniziano a evidenziarsi alcune crepe. La leadership del capitano, già messa in discussione da Giorgetti, che perseguiva politiche filogovernative diverse dal suo segretario (non è un mistero la sua vicinanza a Draghi e Mattarella), sta rapidamente perdendo colpi e non è escluso che alla fine anche nel mondo dei duri e puri venga fuori qualcosa di nuovo.


Padoin0

Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741
FirenzepostAMP