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Marò: inchiesta penale su Girone e Latorre archiviata dal Gip di Roma, dopo 10 anni

ROMA – Parola fine sul procedimento penale a carico dei maro’ Salvatore Girone e Massimiliano Latorre accusati dell’ omicidio di due pescatori indiani avvenuto nel febbraio del 2012 a largo delle coste del Kerala, nell’India sudoccidentale. Il gip Alfonso Sabella ha accolto l’impostazione della Procura e ha archiviato il fascicolo in cui si procedeva per il reato di omicidio volontario. Per l’ufficio di Procura, che il 9
dicembre scorso aveva depositato la richiesta di archiviazione, le prove raccolte in questi 10 anni non sono sufficienti per potere incardinare un processo davanti ai giudici della Corte d’Assise.
Secondo quanto accertato dall’allora procuratore Michele Prestipino e dal sostituto Erminio Amelio i due maro’ quel giorno risposero ad un attacco di pirati rispettando le regole. Per i difensori con la decisione di oggitermina un calvario” durato anni. Latorre, in particolare, si e’ detto felice e attende di leggere le motivazioni dell’ordinanza.
Una ordinanza che sostanzialmente accogliera’ gli elementi elencati dalla Procura nella richiesta di archiviazione. Gli inquirenti in questi anni hanno analizzato ad ampio spettro la vicenda giungendo alla conclusione che non si puo’ procedere alla richiesta di processo perché esistono limiti procedurali insormontabili.
In primo luogo esiste la non utilizzabilita’ degli accertamenti svolti all’epoca dei fatti in India. Si tratta, ad esempio, delle autopsie sui due pescatori morti, i cui corpi sono stati cremati, o gli esami balistici svolti con regole che non sono quelle italiane. Una attivita’ istruttoria irripetibile, la cui assenza negli atti causa un gap probatorio importante per la ricostruzione dei fatti.
Stesso discorso vale per quanto riguarda l’assunzione di testimonianze e carte non sufficienti ad attribuire in modo univoco il fatto ai due indagati. Nella richiesta di archiviazione gli inquirenti fissano, comunque, alcuni paletti.
In particolare i magistrati affermano, anche alla luce di una serie di accertamenti tecnici, che gli indagati quel giorno rispettarono le regole di ingaggio. I maro’ videro arrivare il barchino e quando si trovava ad una distanza di 90-100 metri dalla Enrica Lexie mostrarono le armi per poi sparare i primi colpi in acqua. I due hanno, quindi, pensato di essere sotto attacco, come confermato dal personale indiano a bordo della
nave sentiti dagli inquirenti italiani. Una ricostruzione ribadita dagli stessi indagati nel corso degli interrogatori svolti nel luglio scorso.
La decisione del gip non contrasta con il risarcimento di 1,1 milioni di euro alle vittime disposto nel giugno scorso dall’arbitrato dell’Aja in quanto il tribunale olandese aveva attribuito la giurisdizione penale sulla vicenda a Roma.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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