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Governo: le prossime impegnative tappe per Draghi. Pnrr, pensioni e riforme

Mario Draghi
ANSA/Riccardo Antimiani

Archiviata – non senza strascichi – la partita Quirinale, per l’esecutivo guidato da Mario Draghi è già tempo di pensare alle prossime scadenze: dal PNRR al dossier pensioni passando per la preparazione delle tante riforme che ci chiede l’Europa. Con una grana in più: ad analisti ed osservatori non è sfuggito che, la maggioranza è uscita dal confronto per l’elezione del Capo dello Stato con il problema di due partiti, Cinquestelle e Lega, che rischiano di implodere. Sullo sfondo le elezioni politiche del 2023 che si avvicinano a grandi passi, rischiando di aggiungere incertezza a un quadro che, invece, mai come ora ha bisogno di stabilità. Quella stabilità che dovrebbe essere assicurata dalla riconfermata coppia Mattarella – Draghi e che ha rinfrancato i mercati.

Anzitutto si annuncia decisamente complicato per il governo il riassetto della previdenza. L’obiettivo più volte dichiarato è rivedere in chiave più flessibile la Legge Fornero quando alla fine di quest’anno si sarà esaurita Quota 102, la soluzione ponte adottata dal Governo per prendere tempo. Intenzione dell’esecutivo restare nel solco del metodo contributivo, ipotesi che però non soddisfa né i Sindacati né la Lega, in pressing per lasciare la soglia minima di pensionamento a 62-63 anni.

L’altra priorità in cima alla lista di Palazzo Chigi è il PNRR, i 100 obiettivi da centrare nel 2022 per acquisire anche la seconda e terza tranche di prestiti e finanziamenti a fondo perduto per un totale di 45,9 miliardi lordi (40 al netto del prefinanziamento): l’esborso più sostanzioso tra quelli previsti nell’intero arco del piano Next Generation Eu.

Il calendario è fitto nel programma dell’esecutivo: quindici obiettivi da raggiungere nei primi sei mesi dell’anno legati ad altrettante riforme (da quella della Pubblica amministrazione alla nuova spending review) e altri 22 nella seconda metà dell’anno, tra luglio e dicembre (dalla riforma delle commissioni tributarie al piano per la lotta al lavoro sommerso).

Si tratta, come si può notare, di riforme di cui si parla da decenni, che nessun governo di centrodestra, di centrosinistra o tecnico è riuscito a realizzare compiutamente. E all’orizzonte si staglia la riforma certamente più delicata e complicata, quella fondamentale della giustizia che deve superare ostruzionismo e reazioni corporative della casta dei magistrati. Ma si tratta della riforma fondamentale perché l’Italia diventi una vera e propria democrazia, non soggetta alle influenze dei giudici schierati.

Molte misure da prendere e molti fondi da gettare sul piatto, ma sarà difficile, anche per Draghi, aggiustare la «coperta finanziaria» , che da sempre in Italia risulta troppo corta.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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