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Assegno unico e Irpef;: ci saranno meno disuguaglianze, anche al Sud

Asegno
ANSA/LUCA ZENNARO

ROMA – La riforma dell’Irpef contenuta nella manovra di bilancio e l’assegno unico che scatterà il primo marzo hanno, presi nel loro insieme, “un carattere redistributivo a favore dei nuclei familiari più vulnerabili e delle aree più svantaggiate del Paese”. E’ il fulcro dell’analisi del Dipartimento Finanze del Mef sulle due grandi novità che quest’anno incideranno sui redditi di 22 milioni di famiglie.

I maggiori benefici riguarderanno i nuclei svantaggiati e con più figli, mentre tra le aree territoriali, sottolinea il ministero dell’Economia, sarà al Sud che si ridurranno maggiormente le disuguaglianze.
Le famiglie meno abbienti e con figli riceveranno il beneficio maggiore dall’entrata in vigore delle due riforme. Secondo i calcoli del Dipartimento Finanze, 1,13 milioni di nuclei che si trovano nel primo decimo di reddito equivalente, quelle appunto più vulnerabili economicamente, godranno infatti di un beneficio pari a 1.935 euro l’anno, con un’incidenza sul reddito lordo dell’11,6%, in grandissima parte ascrivibile proprio all’assegno unico. I benefici si riducono gradualmente per i nuclei dei decimi successivi, in pratica i più ricchi, scendendo fino a circa 500 euro.

Prendendo come riferimento vari modelli di calcolo, i decimi di reddito equivalente, l’Isee o i diversi indici su cui a livello internazionale si valuta la ricchezza, il risultato non cambia: le disuguaglianze diminuiscono. Il rapporto insiste però sul fatto che le due misure vanno considerate complessivamente, come due facce della stessa medaglia, e che la revisione dell’Irpef, con il passaggio da 5 a 4 aliquote e i ritocchi degli scaglioni, è solo un primo passo in vista della più ampia riforma fiscale che dovrà essere tracciata nella delega all’esame del Parlamento.
L’effetto redistributivo complessivo è positivo: l’indice di Gini, usato per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito disponibile delle famiglie, diminuisce dell’1,65%, indicando una “rilevante” diminuzione delle differenze. Allo stesso modo, anche l’indice di redistribuzione Reynold-Smolensky mostra un miglioramento significativo, con una variazione positiva pari all’8,4%. La riduzione dell’incidenza dell’imposta (-9,4% in termini di aliquota media effettiva) è più che compensata da un aumento tutt’altro che secondario nella progressività della riforma (+21,6%).
L’effetto redistributivo è inoltre maggiore per le aree del Mezzogiorno rispetto a quelle del Centro-Nord, come risulta dall’incremento dell’indice di redistribuzione globale (+12,3% al Sud, contro +9,6% al Centro e +8,2% al Nord) e dell’indice di Reynold-Smolensky (+11,2% al Sud, +7,2% al Centro, +7% al Nord).
“Gli effetti redistributivi per area geografica delle due riforme mostrano nel complesso un miglioramento nelle disuguaglianze territoriali. – spiega lo studio – Infatti, nel Sud Italia, l’indice di Gini calcolato per il reddito disponibile familiare presenta una riduzione maggiore rispetto allo stesso indicatore calcolato per le altre aree territoriali (-2,50%, contro il -1,66% del Centro e il -1,30% del Nord)”.
“Nel complesso, – commenta quindi il ministero nella nota di approfondimento – i risultati segnalano che la revisione dell’Irpef e l’introduzione del nuovo assegno unico universale sono strumenti efficaci per ridurre la disuguaglianza dei redditi disponibili nelle aree più svantaggiate del Paese”.

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