Agenas: occupazione terapie intensive ridotta al 5%
ROMA – L’occupazione delle terapie intensive da parte di pazienti Covid, a livello giornaliero, cala in 8
regioni e nessuna supera il 10%, mentre è stabile al 5% in Italia, a fronte del 36% raggiunto esattamente un anno fa. L’occupazione dei posti nei reparti di area non critica, invece, il 16 marzo del 2021 raggiungeva il 40% mentre attualmente è stabile al 13% in Italia, ma con valori più elevati in alcune
regioni del Centro-Sud, come Calabria (al 30%), Umbria (25%), Basilicata (24%), Sicilia (23%) e Sardegna (21%). Lo indicano i dati (Agenas) del 16 marzo 2022.
Nel dettaglio, in base al monitoraggio dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, a livello
giornaliero, l’occupazione delle terapie intensive da parte di pazienti con Covid-19 cala in 8 regioni: Basilicata (al 3%), Lazio (7%), Marche (3%), Piemonte (3%), Puglia (4%),Toscana (5%), Valle d’Aosta (0%) e Veneto (2%). E’ invece, stabile in 13 regioni o province autonome: Abruzzo (al 7%), Calabria (8%),
Campania (6%), Emilia Romagna (6%), Friuli Venezia Giulia (5%), Liguria (al 5%), Lombardia (4%), Molise (5%), Pa Bolzano (3%), Pa Trento (2%), Sardegna (9%), Sicilia (7%), Umbria (5%).
L’occupazione dei posti letto nei reparti ospedalieri di area medica (detta ‘non critica’) da parte di pazienti con Covid-19, a livello giornaliero scende in 7 regioni: Abruzzo (al 20%), Emilia Romagna (11%), Friuli Venezia Giulia (10%), Liguria (14%), Molise (11%), Pa di Bolzano (11%) e Valle d’Aosta (9%). Mentre cresce in 5: Basilicata (24%), Campania (14%), Marche (16%), Pa Trento (7%), Sardegna (21%). E’ stabile nelle restanti 9: Calabria (30%), Lazio (16%), Lombardia (8%), Piemonte (9%), Puglia (19%), Sicilia (23%), Toscana (13%), Umbria (25%) e Veneto (7%).
Questi dati rintuzzano gli allarmi e gli inviti a mantenere le restrizioni, recentemente lanciati da alcuni virologi interessati in merito a una possibile recrudescenza della pandemia. Evidentemente temono di perdere il potere e la popolarità acquisiti in questi due anni di pandemia, al seguito del ministro Speranza.