Ucraina, Zelensky: “Putin vuole la soluzione finale. Senza accordo sarà terza guerra mondiale”. La Turchia lavora al negoziato
KIEV – Nelle parole pronunciate da Zelensky alla Knesset, il parlamento israeliano, la Russia è come i nazisti. Come Adolf Hitler che voleva la “soluzione finale” per sterminare il popolo ebraico. Picchia duro il presidente ucraino: in questo suo ennesimo intervento online ai Parlamenti. Ma stavolta non si tratta di un’assemblea qualunque: le parole del presidente ucraino rimbombano nelle orecchie dei deputati della Knesset e rimbalzano nella piazza di Tel Aviv dove è stato allestito un megaschermo per permettere ai cittadini di ascoltare il presidente ucraino, ma anche di fede ebraica.
E si tratta di parole aspre e dirette come non mai. Forse troppo per la sensibilità dello Stato ebraico sulla Shoah. I russi “stanno utilizzando di nuovo queste parole, ‘la soluzione finale’, in relazione a noi, alla nazione ucraina”, premette Zelensky . Ed aggiunge che l’invasione della Russia “è diretta a distruggere il popolo dell’Ucraina ed è per questo che assomiglia a quello che i nazisti fecero al popolo ebraico durante la Shoah”. La Knesset vibra di fronte a questo accostamento e forse non basta la fede ebraica di Zelensky per conquistare le simpatie di tutti.
E se non bastasse, in diretta in piazza Habima a Tel Aviv, rincara la dose: i russi “usano la terminologia del partito nazista, vogliono distruggere tutto. I nazisti chiamarono questo ‘Soluzione finale’ della questione ebraica”. Fin qui il parallelo che vuole scuotere le coscienze degli israeliani. Ma il presidente ucraino, in una giornata che vede emergere segnali di riapertura del dialogo, esorta il governo a scuotersi e a prendere una posizione netta: “Dovete fare una scelta”, dice ai parlamentari. “Sono sicuro che sentite la nostra pena, ma potete spiegare perchè vi stiamo ancora chiedendo aiuto?”, aggiunge ricordando che Israele non ha ancora fornito armi all’Ucraina e non abbia imposto sanzioni alla Russia.
Ma al di là del richiamo ad Israele il presidente Volodymyr Zelensy continua instancabile, nonostante le bombe e i missili russi continuino a martellare diverse città, a chiedere un incontro diretto con Vladimir Putin. Anzi, oggi ha alzato i toni del suo appello paventando un’estensione del conflitto: “dobbiamo usare qualsiasi formato, qualsiasi chance di poter parlare con Putin. Se questi tentativi falliscono, allora vuol dire che questa è la terza guerra mondiale. Sono pronto a negoziare. Senza i negoziati non si può mettere fine a questa guerra”, ha sottolineato il leader ucraino parlando all’americana Cnn.
A dare un segnale di speranza al mondo è stata la Turchia che, attraverso il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, ha fatto sapere che “le parti sono vicine ad un accordo” e che “lo slancio negoziale sta progredendo”. Quasi a confermare che silenziosamente i colloqui si intensificano è stata ufficializzata la conferma che i negoziati bilaterali tra le delegazioni di Mosca e Kiev riprenderanno domani, seppure online. Che la Turchia possa essere il mediatore perfetto per far incontrare Putin e Zelensky è ormai chiaro. Il presidente Erdogan è riuscito in queste settimane a garantire una giusta distanza tra le parti nonostante la Turchia sia un membro della Nato.
Ankara anche oggi ha ribadito la sua disponibilità ad organizzare un incontro tra i tre presidenti, Erdogan, Putin e Zalensky assicurando di star svolgendo “il ruolo di mediatore e facilitatore”. Rimane il massimo riserbo sui punti negoziali e sui passi avanti che potrebbero essere fatti. Sempre secondo la Turchia le parti stanno trattando su sei punti: neutralità, disarmo e garanzie di sicurezza dell’Ucraina, la “denazificazione”, la rimozione degli ostacoli all’uso della lingua russa in Ucraina, lo status della regione separatista del Donbass e lo status della Crimea, annessa alla Russia nel 2014.
I macigni del Donbass e della Crimea sono i punti più controversi e potrebbero essere lasciati all’esame dei due leader ove mai si trovasse un accordo di massima sui primi quattro capitoli. Che questa sia la difficoltà principale lo conferma lo stesso Zelensky: “Ci sono compromessi per i quali non siamo pronti come stato indipendente. Ogni compromesso – ha aggiunto rispondendo alla Cnn – relativo alla nostra integrità territoriale e sovranità è stato reso chiaro dal popolo ucraino”.