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Fisco: governo spaccato sulla riforma. Lega e Forza Italia contrari. Draghi porrà la fiducia

Draghi E Salvini
Mario Draghi e Matteo Salvini MAURIZIO BRAMBATTI/ANSA

La legge delega sul fisco spacca di nuovo il governo, a un mese di distanza dalla baruffa sul catasto. Le divisioni fra Lega, Forza Italia e il resto della coalizione si sono riproposte in un muro contro muro sull’approvazione del resto della riforma, considerata essenziale in chiave Pnrr. Tanto che ora, per blindarla a Montecitorio, non è più esclusa la questione di fiducia, che tendenzialmente non si prevede per un atto di indirizzo del Parlamento come la delega. “Sul fisco stiamo considerando tutte le possibilità”, ha detto Draghi. E le sue parole sono rimbalzate in commissione, bollate subito come “gravissime” dalla Lega. Un’opposizione “prevista. Andremo avanti, non è la prima volta che si oppone”, ha osservato Draghi ricordando che non è la prima sfida sulla delega: “È stata vinta dal governo due volte, speriamo di vincerla di nuovo”.

FERITA NELLA MAGGIORANZA – La tensione è alta come un mese fa, quando il governo definì la riforma del catasto “un prerequisito” per portare avanti la propria azione. Passata per un voto, quella è considerata “una ferita” da Lega e FI, che ora puntano i piedi secondo l’asse definito nei giorni scorsi da Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, all’insegna del ‘no a nuove tasse’, sulla casa, sugli affitti e sui titoli di Stato. Irremovibile è stata la loro condizione di inserire l’emendamento sui pareri parlamentari vincolanti sui decreti delegati e quello sulle cedolari. Due proposte che per il governo e il resto della maggioranza non potevano entrare nel pacchetto di emendamenti proposto come mediazione dal Mef. Non è servito l’ennesimo rinvio della commissione, dalle 13.30 alle 19, per trovare in extremis l’accordo.

MODIFICHE – Sono 440 proposte di modifica, la maggior parte delle quali ha parere contrario dell’esecutivo. Per ora sono stati accantonati, ma hanno parere favorevole, gli emendamenti su cashback fiscale, flat tax con scivolo di due anni e altre delle misure proposte dai partiti per modificare la delega, attesa in Aula il 19 aprile. Il calendario, reso a questo punto incerto dall’ipotesi di fiducia, prevede altre sedute domani dalle 9 alle 18, forse lunedì e martedì, con l’obiettivo di votare il mandato al relatore mercoledì entro le 15. Qualche spazio di trattativa non manca. “Fino all’ultimo minuto la porta è aperta”, ha ribadito più volte il relatore, il presidente della commissione Luigi Marattin (Iv), ma “ogni partito di maggioranza dovrà decidere se la riforma fiscale deve rimanere solo sui manifesti elettorali, o può concretizzarsi anche nei provvedimenti di governo, contemperando però desideri e realtà”.

PROBLEMA POLITICO – FI e Lega non hanno fatto passi indietro. “Un problema politico”, ha chiarito il deputato azzurro Sestino Giacomoni. “Nonostante la buona volontà messa in campo dal centrodestra, non ci sono le condizioni, al momento, per approvare la delega fiscale” hanno detto i leghisti Massimo Bitonci e Alberto Gusmeroli, definendo “una forzatura” la votazione degli emendamenti senza accordo. Posizioni che hanno irritato il resto della maggioranza. Nel Pd sono convinti che, in pieno clima da campagna elettorale verso le Amministrative, FI e Lega vogliano mettere in difficoltà e indebolire Draghi. Dal M5s lo dicono chiaramente: “La Lega vuole far saltare la delega”. Uno scenario sul quale il Premier troverà la soluzione ponendo, di nuovo, la fiducia.


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Sandro Bennucci

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