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Giustizia: riforma Csm, via libera della Camera. Stop alle porte girevoli

Camera 1
ANSA/RICCARDO ANTIMIANI

ROMA – Passa alla Camera la riforma Cartabia. Stop alle porte girevoli tra politica e magistratura; separazioni delle funzioni; un sistema elettorale misto per l’elezione dei consiglieri togati del Csm che però non prevede il sorteggio dei collegi; nuove regole per evitare le ‘nomine a pacchetto’ per i capi degli uffici. Con 328 sì, 41 no e 25 astenuti, i deputati di Italia Viva che sugli ordini del giorno votano contro il governo, la Camera approva la riforma dell’ordinamento giudiziario che ora passa al Senato. Contro il testo hanno votato Fdi e Ac.

Se Fi e M5S votano a favore pur sottolineando che questa “non è la nostra riforma”, il ministro della Giustizia Marta Cartabia definisce il testo approvato a Montecitorio “la riforma migliore possibile, ben consapevoli che tutto è perfettibile”.

E’ “un primo passo, un passo importante” anche per il vicepresidente del Csm David Ermini che parla di “una riforma sicuramente necessaria e urgente, non solo per segnare il cambio di passo rispetto al passato, ma soprattutto per dare compiutezza all’ampio percorso riformatore della giustizia avviato in questi anni”.

Ora la palla passa al Senato, dove il percorso può essere insidiato da Iv, in considerazione dei numeri più ridotti su cui la maggioranza può contare a Palazzo Madama rispetto a Montecitorio. Ecco le principali innovazioni.

 IL CSM – Il sistema elettorale sarà misto, binominale con quota proporzionale. Nel passaggio in Aula è saltato il sorteggio dei distretti di Corte d’Appello per formare i collegi, che era stato inserito in commissione. Non sono previste liste. Il sistema di basa su candidature individuali: ciascun candidato presenta la sua candidatura senza necessità di promotori. Dovranno esserci un minimo di 6 candidati in ogni collegio binominale, di cui almeno la metà del genere meno rappresentato. Se non arrivano candidature spontanee o non si garantisce la parità di genere, ci sarà un sorteggio per arrivare al minimo dei candidati previsti.

LE NOMINE – Cambiano le regole per l’assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi. il Csm dovrà procedere alle nomine in base all’ordine cronologico delle scoperture. Vengono introdotte norme di trasparenza: saranno pubblicati online gli atti e i curriculum. Inoltre si prevede l’obbligo di audizione obbligatoria di non meno di 3 candidati per il posto da assegnare.

STOP ALLE PORTE GIREVOLI – C’è il divieto di esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali e ricoprire incarichi elettivi e governativi, sia per cariche elettive nazionali e locali, sia per gli incarichi di governo nazionali/regionali e locali. A fine mandato, i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale: i magistrati ordinari vengono collocati fuori ruolo presso un ministero o presso Consiglio di Stato, Corte dei Conti e Massimario della Corte di cassazione, con funzioni non giurisdizionali. Il magistrato che si è candidato ma non è stato eletto per tre anni non potrà tornare a lavorare nella regione in cui ha corso per una carica elettiva. Con i decreti attuativi sarà anche ridotto il numero massimo di magistrati fuori ruolo, che oggi sono 200.

LIMITI AI PASSAGGI DI FUNZIONE – Sarà possibile un solo passaggio di funzione tra requirenti e giudicante nel penale entro i 10 anni dall’assegnazione della prima sede.

IL FASCICOLO PERSONALE – Attualmente, ad ogni valutazione di professionalità (ogni 4 anni), il magistrato deve inviare al Consiglio giudiziario – e poi al Csm – provvedimenti a campione sull’attività da lui svolta e statistiche relative alle attività proprie e comparate a quelle dell’ufficio di appartenenza. Con la riforma, si prevede l’implementazione annuale (non più ogni 4 anni) di questa misura. Il fascicolo contiene dati, non valutazioni di merito: la ratio, viene spiegato, è quella di una fotografia complessiva del lavoro svolto dal magistrato, non un giudizio sui singoli provvedimenti.

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