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Ucraina: Mariupol ultimo atto. 600 feriti nell’acciaieria. Piano per evacuare i civili

MARIUPOL ULTIMO ATTO

KIEV – Sembrano fantasmi i prigionieri dell’Acciaieria di Mariupol. Sui loro volti il pallore dei 65 giorni passati sotto assedio e senza mai vedere la luce del sole, e l’angoscia per quella che si sta trasformando in una lenta e lunga agonia. I feriti sono 600. In precarie condizioni. E lunga, lunghissima è l’attesa delle ultime ore in cui da Kiev sono arrivati segnali che fanno sperare in una svolta, nella fine dell’incubo. Ad alimentare questa speranza lo staff del presidente Volodymyr Zelensky che, il giorno dopo la visita nella capitale del segretario generale dell’Onu Antonio Gueterres, ha parlato di un’imminente operazione per evacuare anziani, donne, bambini, famiglie oramai allo stremo, con le scorte di cibo e di acqua quasi agli sgoccioli.

Anche se col passare del tempo tutto tace, col timore che si sia trattato dell’ennesimo annuncio rimasto lettera morta, come per i tanti corridoi umanitari che a Mariupol non sono mai stati aperti. Neanche i capi della resistenza asserragliati nei sotterranei dell’impianto dicono di conoscere i dettagli del presunto piano di evacuazione, facendo solo riferimento ad una missione partita dalla capitale e che sarebbe arrivata per ora nella vicina Zaporizhzhia. Anche se in serata, secondo quanto riportato dalla tv di stato di Mosca, Rossiya 24, la famiglia di tre persone di un addetto all’impianto sarebbe riuscita a riemergere dall’impianto e riconquistare la libertà. A spegnere gli entusiasmi, però, anche la notizia che i soldati russi avrebbero nuovamente chiuso un’area di Mariupol a nord dell’acciaieria, mossa che lascerebbe presagire un nuovo massiccio attacco. Questo almeno è il timore di Petro Andrushchenko, consigliere del sindaco della città martire di questa guerra, completamente rasa al suolo e che l’Alto commissario per gli affari esteri Josep Borrell ha definito una nuova Aleppo, “l’Aleppo d’Europa”.

Informazioni contrastanti, dunque, mentre si leva ancora una volta il grido di dolore del maggiore Serhiy Volyna, comandante della 36esima Brigata dei Marines ucraini: “Qui ad Azovstal ormai è più di una catastrofe umanitaria”, con l’ultimo attacco russo all’ospedale da campo dell’acciaieria che ha portato a 600 il numero dei feriti, senza la possibilità di poterli trattare adeguatamente. “Le sale operatorie e tutto quello che serve per gli interventi chirurgici è stato distrutto, e abbiamo un disperato bisogno di medicinali”, ha raccontato alla Cnn. Mentre per uno dei capi della Brigata d’Azov, Sviatoslav Palamar, i russi non avrebbero mai smesso di tentare di penetrare nell’area dove si trovano ancora circa duemila soldati ucraini. Intanto, dopo i missili russi lanciati su Kiev durante la visita di Guterres, le autorità cittadine hanno invitato donne e bambini fuggiti dalla capitale nelle scorse settimane a non tornare, visto il livello di allarme di nuovo elevatissimo.

Le forze ucraine nel frattempo hanno bombardato un checkpoint di frontiera nella regione russa di Kursk, nel distretto di Rylsky, in quella che appare come una sorta di ritorsione. Un’azione che rischia però di provocare un’ulteriore escalation del conflitto, così come i missili verso l’Ucraina per la prima volta lanciati da un sottomarino russo in azione nelle acque del Mar Nero. Missili da crociera Kalibr, ha specificato lo stesso ministero della Difesa di Mosca, diretti su obiettivi militari sulla terraferma. Bombardamenti russi, poi, si registrano anche su alcune aree della città già martoriata di Sumy, a nord di Mariupol. Mentre la battaglia infuria nell’est – dove i russi, secondo Oleksiy Arestovych, consigliere di Zelensky, avrebbero subito perdite “colossali” -, si moltiplicano le denunce sui soprusi e le violenze da parte dei militari di Putin. Circa 700 studenti universitari nei territori occupati del Donbass – ha denunciato sul suo profilo Facebook la commissaria ai Diritti umani del parlamento ucraino, Lyudmyla Denisova – sarebbero stati costretti dalle forze occupanti a donare il loro sangue per permettere le cure dei soldati di Mosca feriti, “in violazione del Protocollo di Ginevra”. Mentre Londra ha deciso di inviare una squadra di esperti per collaborare con le autorità di Kiev nelle indagini sui presunti crimini di guerra commessi dalle truppe russe.



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