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Zelensky a Porta a Porta: “Negoziati solo se Putin si ritira. Non saremo noi a salvargli la faccia”. Risposta a Macron e all’Occidente

Zelensky Da Vespa
Zelensky nell’intervista registrata con Bruno Vespa, a Porta a Porta (Rai 1)

ROMA – “Non saremo mnoi ucraini a salvarela faccia a Putin”. Intervistato da Bruno Vespa a “Porta a porta”, su Rai 1, Zelensky lancia la proposta che, dal suo punto di vista, potrebbe fermare la guerra. Ed è anche un messaggio categorico all’Occidente, respingendo il pressing di chi lo vuole ad ogni costo al tavolo di pace, accettando pesanti condizioni di Mosca. “L’Ucraina – chiarisce il presidente in collegamento da Kiev – non cederà un millimetro del suo territorio. Un intero popolo piombato nell’inferno della guerra, a cui l’invasore russo continua a infliggere ferite sempre più difficili da rimarginare non accetta di chinare la testa. E mai accetterà condizioni capestro”

Nei 48 minuti del suo intervento a Porta a Porta, nella prima intervista conmcessa dal presidente ucraina a una televisione italiana, Zelensky non lascia spazio a fraintendimenti: “Sono pronto a parlare con Putin, ma senza ultimatum”. E prima “i russi se ne devono andare dai territori occupati dopo il 24 febbraio, è il primo passo per poter parlare di qualcosa. Non possiamo accettare alcun compromesso sulla nostra indipendenza, sulla nostra sovranità e integrità territoriale”.

La sfida a Putin è lanciata, ma l’obiettivo di Zelensky è che le sue parole arrivino forti e chiare ben oltre il Cremlino, tra le mura di diverse cancellerie europee, tentate sempre più da una politica della mano tesa verso Putin. Emmanuel Macron in questi giorni ha invitato a “non umiliare” il presidente russo se si vuole davvero sperare nella pace. E non è forse un caso che il monito di Zelensky parta dall’Italia, dove una parte delle forze politiche che sostengono il governo frena sulla linea dura contro Mosca.

“Alcuni leader europei – afferma Zelensky – dicono che bisogna trovare una strada verso Putin. Ma noi non dobbiamo cercare una via d’uscita per la Russia. So che Putin voleva portare a casa qualche risultato e che non lo ha trovato. Ma proporre a noi di cedere qualcosa per salvare la faccia del presidente russo non è corretto. Noi – assicura – non siamo pronti a salvare la faccia a qualcuno pagando con i nostri territori, non penso sia una cosa giusta”. Dunque “i russi se ne devono andare, devono uscire dai nostri territori. Dobbiamo liberare i nostri villaggi, le nostre case, ci devono restituire quello che hanno saccheggiato e devono rispondere per quello che stanno facendo”.

Nel suo sguardo l’orgoglio di una nazione offesa, violata, di un popolo la cui vita è stata stravolta e a cui si vogliono strappare la terra, la lingua, le tradizioni. Il leader di Kiev, parlando dal suo bunker e indossando l’ormai iconica maglietta verde militare, smentisce anche la presunta disponibilità a cedere la Crimea pur di porre fine al conflitto: “Non ho mai parlato del riconoscimento della sua indipendenza, non la riconosceremo mai come parte della Federazione russa”. Ma per il momento – l’unico reale segnale di apertura di Zelensky – la questione può essere accantonata, se questo può aiutare il dialogo.

“Anche prima della guerra la Crimea aveva autonomia, ma è sempre stato territorio ucraino. Noi – chiarisce Zelensky – abbiamo detto che siamo pronti a parlare con la Russia, ma ora non possiamo deliberare una decisione sulla Crimea perché c’è la guerra. La lasciamo da parte se ostacola il dialogo”. Il presidente ucraino, rispondendo a Bruno Vespa, ringrazia quindi il nostro Paese: “Sono molto grato a Mario Draghi e felice che l’Italia abbia adottato le sanzioni europee. Credo che questi passi siano stati molto forti”.

Zelensky mostra di aver gradito soprattutto le parole del presidente del Consiglio, secondo cui la Russia non è più un Golia invincibile: “Ha ragione. Le forze armate russe sono quattro volte più grandi, il loro Stato è otto volte più grande, ma noi siamo dieci volte più forti come persone perché siamo sulla nostra terra e il mondo è unito intorno a noi, non siamo soli”. Un grazie anche a papa Francesco ma – osserva Zelensky con la solita schiettezza – “non abbiamo potuto accettare quando ha fatto vedere due persone che portavano le due bandiere, quella russa e quella ucraina. Quella russa è la bandiera sotto la quale ci stanno uccidendo, cercate di capirlo”.


Bennucci

Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

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