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Renzi nel suo libro attacca Ermini. E lui lo querela

Matteo Renzi ANSA/CLAUDIO PERI

FIRENZE – Volano gli stracci fra due politici fiorentini, che un tempo erano amici. Una (ex) grande amicizia finita in scambi di accuse e denunce. Il vicepresidente del Csm, David Ermini, ha annunciato querela contro Matteo Renzi.

Nel suo ultimo libro, ‘Il Mostro’, il leader di Iv ha scritto che “Ermini passerà alla storia come il vicepresidente del Csm che riceve un membro del Csm, uno dei più autorevoli e visibili peraltro, Piercamillo Davigo, e brucia o distrugge il materiale ufficiale, proveniente dalla procura di Milano, che Davigo gli consegna, comprovante l’esistenza di una loggia segreta che avrebbe impattato sulla vita delle istituzioni”. Il passaggio si riferirebbe alla vicenda degli interrogatori dell’avvocato Piero Amara, sulla cosiddetta loggia Ungheria.

“Sostenere che io avrei distrutto ‘materiale ufficiale proveniente dalla procura di Milano’ eliminando ‘il corpo del reato’ – ha ribattuto Ermini – è affermazione temeraria e falsa. Il senatore Matteo Renzi ne
risponderà davanti all’autorità giudiziaria”.

Sfocia, dunque, nel più duro degli scontri un’avventura politica iniziata anni fa nella provincia fiorentina. All’epoca dell’ascesa da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi, Renzi portò con sé a Roma il fidato amico David, che prima venne eletto in Parlamento nelle file del Pd e poi alla vicepresidenza del Csm. Un percorso che, nella replica all’annuncio della querela, Renzi ha ripercorso così. Ermini, ha scritto il leader di Iv, “è diventato vicepresidente del Csm grazie al metodo Palamara e io sono uno di quelli che possono testimoniarlo. Le cene romane di Ermini – fin dalla scorsa legislatura – sono state numerose e tutte verificabili e riscontrabili. La sua storia da candidato sindaco bocciato, a Figline Valdarno, aspirante consigliere provinciale, poi da parlamentare e da candidato vicepresidente del Csm è ricca di aneddoti che sarà piacevole raccontare”.

Ermini ha contrattaccato: “Non consentirò mai a nessuno di mettere in discussione la mia lealtà istituzionale che è e sarà sempre libera da condizionamenti”. Anche Pier Ferdinando Casini non ha letto con particolare piacere le anticipazioni del libro di Renzi. Ma non per una questione di accuse da querela. Più per un fatto di galateo, di convenienza, di opportunità. Renzi sostiene infatti che, nei giorni delle trattative per il Quirinale, Casini gli abbia letto il discorso preparato nella prospettiva di un’elezione al Colle, con tanto di citazione papale. “Ovviamente il mio discorso non è mai esistito – ha fatto sapere Casini – la citazione di Giovanni Paolo II nella mia testa, questa invece si!”.

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