Salario minimo: accordo su direttiva Ue. Ma Confindustria sostiene che i contratti sono già più alti. Bene: applichiamoli a tutti
BRUXELLES – E’ stato raggiunto, a Bruxelles, l’accordo sulla direttiva Ue per il salario minimo. Lo ha annunciato la Commissione per l’occupazione e gli affari sociali del Parlamento europeo (Empl) sul suo account Twitter. Ma in Italia politica parti sociali sono divise. Il presidente di Confindustria, Bonomi, per esempio, dice che la direttiva non riguardan gli industriali italiani perchè i contratti sono superiori al minimo di Bruxelles. Il problema? Che a non tutti i lavoratori sono applicati i contratti. Prendiamo i giornalisti: esistono, ancora oggi, collaboratori pagati a 2,5 o 5 euro ad articolo. E bisogna dire basta ai co.co.co, copertura assurda per mascherare il lavoro dipendente. Ma andiamo avanti.
UE – Ursula Von der Leyen ha chiosato: “Nei nostri orientamenti politici abbiamo promesso una legge per garantire salari minimi equi nell’Ue. Con l’accordo politico di oggi sulla nostra proposta su salari minimi adeguati, portiamo a termine il nostro compito. Le nuove regole tuteleranno la dignità del lavoro e faranno in modo che il lavoro paghi”. Il commissario Ue al Lavoro, Nicolas Schmit,pplicazione prastica?”Una delle principali proposte di questa direttiva era un Salario minimo adeguato in Europa. Nessuno dovrebbe essere in povertà se lavora, e questo è lo strumento giusto per fare in modo che nel lavoro la povertà dovrebbe essere qualcosa che appartiene al passato”.
ITALIA – Il risvolto? Si fissano i criteri di calcolo, ma non l’obbligo per adottarli. La direttiva punta, secondo quanto già chiarito, a istituire un quadro per fissare salari minimi ‘adeguati ed equi’. L’Italia è tra i sei Paesi dell’Ue a non avere una regolamentazione in materia, con un dibattito del tutto aperto tra le parti sociali e all’interno del governo stesso. L’idea delle tre istituzioni europee nell’accordo in via di approvazione è di rispettare le diverse tradizioni di welfare dei Ventisette, arrivando però a garantire “un tenore di vita dignitoso”, a ridurre le disuguaglianze e a mettere un freno ai contratti precari e pirata. Si mira poi a “rafforzare il ruolo delle parti sociali e della contrattazione collettiva”. La copertura della contrattazione collettiva in particolare dovrebbe venir fissata in una soglia compresa tra il 70% e l’80%, stando ai due obiettivi fissati rispettivamente da Commissione e Parlamento europeo e all’interno dei quali dovrebbe essere trovato un compromesso. Oltre all’Italia il salario minimo non è stato istituito anche in Austria, Cipro, Danimarca, Finlandia, Svezia. Dove invece è già previsto, stando agli ultimi dati Eurostat, viaggia tra i 332 euro mensili della Bulgaria e i 2.257 euro del Lussemburgo. In Germania è pari a 1.621 euro.
ORLANDO – Le definizioni di salario ‘adeguato’ e ‘minimo’ sono altri punti su cui si devono confrontare i negoziatori europei. Anche se il testo sarebbe ormai blindato da un accordo di massima raggiunto tra Francia e Germania e resterebbero da definire solo dettagli tecnici. La nuova direttiva europea potrebbe così essere approvata definitivamente entro giugno facendo scattare da quel momento la tagliola dei due anni per il recepimento negli ordinamenti nazionali. Il provvedimento europeo, ha osservato Orlando “spingerà di più verso interventi che salvaguardino i livelli di salario più bassi e verso una disciplina organica”. Il segretario della Cgil Maurizio Landini ha invitato a non ascoltare l’Europa “solo quando ci dice di tagliare le pensioni o cancellare l’articolo 18 o tagliare la spesa sociale. Se finalmente tutta l’Europa si rende conto che salari bassi e lavoratori precari senza diritti mettono in discussione tenuta social, bisogna ascoltarla”.
BONOMI – “C’è chi vuole aprire polemiche con noi, ma non è tema che riguarda Confindustria, perché i contratti da noi firmati prevedono paghe orario già superiori. Se lo si vuol stabilire per legge, l’importante è che non tocchi la contrattazione collettiva nazionale, che ha funzionato più che bene”. Così il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. “Lo stesso vale per i contratti da rinnovare: negli ultimi due anni – ha ricordato Bonomi – abbiamo rinnovato contratti per 4,2 milioni di addetti su 5,5 che fanno riferimento a Confindustria. Ci sono 7 milioni in attesa del nuovo contratto? Beh, 2,8 milioni sono del pubblico impiego (250 mila i nostri) , quindi non ci sta che il ministro voglia sollevare un’altra polemica”. Bene: Bonomi ri cordfi a tutti i suoi associati di applicare i contratti a ogni lavoratore. Basta co.co.co. e basta collaborazioni strane, inventate caso per caso.