Francia, elezioni: Macron crolla e resta senza maggioranza assoluta. Boom di voti e seggi decuplicati per Le Pen
PARIGI – Secondo i primi exit poll sul secondo turno delle elezioni politiche francesi, Macron crolla e perde la maggioranza assoluta. Le proiezioni indicano un boom di seggi per Marine Le Pen. Assemblée Nationale con equilibri sconvolti in Francia, quindi, stando alle prime proiezioni. Emmanuel Macron con la sua coalizione Ensemble! è lontanissimo dalla maggioranza assoluta necessaria per governare, 289 seggi. Sarà dunque costretto a formare un governo con una maggioranza diversa dalla sua, a subire la cohabitation, probabilmente alleandosi con gli avversari di sempre, i Républicains, che pure non hanno brillato e sono accreditati di circa 70 seggi.
Nel primo mandato il prtito di Macron, En Marche, aveva 341 deputati, oggi ne ha 245. Dietro Nupes, la coalizione di sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon (135 seggi). Il successo più vistoso è quello di Marine Le Pen, rieletta, che riesce a decuplicare il numero di deputati: l’estrema destra ne aveva 8, saranno 85, terza forza del Paese. Il segretario del Rassemblement National, Jordan Bardella, plaude a quello che chiama “tsunami” di voti per la sua formazione.
Da notare che diversi fedelissimi di Macron sono stati sconfitti. La ministra della Salute, Brigitte Bourguignon, è stata battuta nella sesta circoscrizione del Pas-de-Calais, arrivata seconda dietro a Christine Engrand, candidata del Rassemblement National. Bourguignon dovrà dunque lasciare il governo. Sconfitti anche il presidente dell’Assemblea Nazionale, Richard Ferrand, e il capogruppo di En Marche in parlamento, Christophe Castaner.
Per Macron si profila una situazione complicata, con un parlamento difficilmente governabile. La forza più “moderata” con la quale – come detto – il governo potrebbe negoziare, la destra dei Républicans, dovrebbe prendere fra 60 e 75 seggi, per la prima volta meno di quelli dell’estrema destra della Le Pen.
L’astensionismo
Le elezioni sono state caratterizzate da alti livelli di astensionismo, incentivati dall’afa e dalla disaffezione per la politica. E’ tornata infatti a scendere l’affluenza alle urne. Alle 12 aveva fatto registrare mezzo punto percentuale in più rispetto a domenica scorsa, per il primo turno. Ma secondo il ministero dell’Interno l’affluenza alle 17 è stata del 38,11%, in calo rispetto alla stessa ora di 7 giorni fa, quando aveva fatto registrare il 39,42%. Il tasso di affluenza resta però di 3 punti superiore rispetto alla stessa ora della giornata di ballottaggio di 5 anni fa.
Vedremo innanzitutto i dati definitivi cosa ci diranno (ma le proiezioni francesi in genere sono abbastanza affidabili) e soprattutto quali saranno le mosse del Capo dello Stato, al quale il semestre di Presidenza del Consiglio Ue non ha giovato come sperava. A conferma che i popoli europei ne hanno abbastanza della Ue e dei suoi burocrati onnipotenti. Un segnale negativo anche per le sinistre italiane e per il premier Draghi, che da sempre si trovava in pieno accordo col collega francese. Che, indebolito dall’insuccesso elettorale, non avrà più, forse, quel peso che aveva avuto finora in Europa.