Mundial 82: 40 anni fa l’Italia vinceva a Madrid battendo la Germania. Con Pertini e Bearzot
FIRENZE – Cominciò male, il Mondiale dell’82 per l’Italia. E finiì benissimo, con la vittoria contro la Germania in finale e la storica partita a carte, sull’aereo di ritorno, che vide protagonisti il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, e il Ct, Enzo Bearzot. Sono passati 40 anni dall’11 luglio 1982 e fa male vedere, oggi, che gli azzurri sono stati eslusi, per la seconda volta nel giro di 4 anni, dalla fase finale del Mondiale. A consolare gli azzurri ci pensa un grande dell’epoca: Karl Heinz Rummenigge. Si racconta che i tedeschi amino gli italiani e non li stimino, gli italiani stimino i tedeschi e non li amino. Rummenigge è la dimostrazione vivente che alle volte i detti hanno eccezioni alla regola: da simbolo della Germania calcistica e italiano d’adozione, ‘Kalle’ unisce infatti amore e stima, ricambiati dall’avversario che lo ha battuto. Tutto in nome di quella notte di Madrid, 40 anni fa, che lo vide perdente in campo contro l’Italia di Paolo Rossi e poi, paradossalmente, felice qualche giorno dopo per una festa infinita, quella degli italiani.
RUMMENIGGE – “La vostra nazionale meritava di vincere, calcisticamente fu superiore, e certo non potevo esserne contento – racconta l’ex attaccante della Germania all’ANSA, a 40 anni dal successo azzurro al Mundial ’82 – Ma fui felice anche io per la felicità degli italiani, vissuta in diretta qualche giorno dopo”. Il racconto di Rummenigge è ricco di ricordi e nostalgie.
BERNABEU – “Sono nato in Germania – raconta – ho sempre giocato per la nazionale con gioia e orgoglio. La sconfitta al Bernabeu, ovviamente, mi fece molto male, anche se la partita che mi ha dato piu’ fastidio perdere è stata la finale dell’86: con l’Argentina dovevamo vincere, tanto quanto con l’Italia avevamo meritato di perdere – sottolinea – Ma che ci crediate o no, andai in vacanza sul lago di Como a Villa d’Este subito dopo l’11 luglio 1982. Lì, sulla piazza, c’era una grande festa. Non è durata solo un giorno, ma sicuramente un’intera settimana. Anche se non ero contento di aver perso la finale, ero comunque molto felice per la gente. Che esuberanza nella festa, che gioia”.
BERGOMI – Rummenigge e l’Italia si sarebbero incontrati di nuovo due anni dopo, nell’84, con la maglia dell’Inter: lì fece coppia con Spillo Altobelli, autore del terzo gol al Bernabeu, e fu compagno dello ‘zio’ Bergomi, che in finale l’aveva marcato impedendogli probabilmente di vincere il terzo pallone d’oro di fila. “Eravamo felici di aver raggiunto la finale, dopo aver sconfitto la Francia ai rigori: era un’avversaria molto forte, e fu una semifinale faticosa – ricorda – Quando arrivammo al Bernabeu, pensai: ‘non siamo a Madrid, questa e’ Milano!…Era una marea di tifosi in bianco rosso e verde, una grande festa italiana. Ma ero concentrato sulla partita, la mia prima finale Mondiale”.
PAOLO ROSSI – A quella partita, Rummenigge arrivò da capocannoniere pari merito con Rossi, esploso solo negli ultimi 180′. “Credo – riflette ora – che all’origine della forza della nazionale italiana ci sia stato il difficile inizio del torneo. Furono quasi eliminati nella prima fase, che all’epoca esisteva ancora. E poi si sono quasi fatti prendere dalla frenesia nella seconda fase a gironi con Brasile e Argentina. Nel corso del torneo sono cresciuti come squadra e sono diventati sempre più forti. Se mi chiedete dei giocatori speciali, il primo che mi viene in mente è Dino Zoff, che all’epoca aveva già 40 anni, e naturalmente Paolo Rossi. Fino alla finale io e Paolo avevamo segnato lo stesso numero di gol, ma con il suo gol dell’1-0 è diventato capocannoniere. Era una grande squadra nel complesso, con molti giocatori forti a centrocampo, per esempio Tardelli o più avanti “Spillo” Altobelli, con cui poi ho giocato nell’Inter. Penso sempre che, anche se si perde una partita, si debba riflettere in modo corretto sulla sconfitta. E se si considerano i 90 minuti contro l’Italia, abbiamo meritato di perdere. La squadra in azzurro era più fresca e anche migliore dal punto di vista calcistico”.
BEARZOT – Merito di Bearzot. “E’ stato un ‘gran signore’ – l’omaggio dell’ex attaccante -, se dovessi compararlo, lo accosterei a Jupp Heynckes. Era una figura paterna per i giocatori, molto empatica, ha sempre difeso la squadra dalle critiche esterne. Era una grande personalità e mi è stato permesso di incontrarlo personalmente più tardi a Milano. Abbiamo preso un caffè insieme di tanto in tanto, era una persona davvero fantastica”. “Italia e Germania condividono un’amicizia che va ben oltre il calcio – conclude Rummenigge, che la Figc ha inserito nella Hall of Fame del calcio italiano – Sono molto grato per il tempo che ho potuto trascorrere in Italia. Mi ha formato molto, come giocatore e come persona. È stato un periodo molto importante della mia vita. Sono molte le cose che i tedeschi amano dell’Italia. È semplicemente un Paese bellissimo, con una grande cultura, persone fantastiche e amichevoli, una lingua bellissima e, naturalmente, un gusto eccellente, non solo nel cibo”. Quella notte di 40 anni fa, anche nel calcio.