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Il caos politico italiano preoccupa Bruxelles, che spera in un ripensamento di Draghi

Ursula von der Leyen e Mario Draghi EPA/ETTORE FERRARI / POOL

Scatta l’allarme rosso a Bruxelles dopo le dimissioni del Presidente del Consiglio Mario Draghi, che di fatto ufficializzano la crisi nel nostro Paese, uno dei più monitorati, anche in ottica PNRR dall’Unione Europea. Non è certo mistero che l’ex BCE è considerato una figura di assoluta garanzia, probabilmente l’unico in grado di garantire stabilità, credibilità e reputazione. Almeno questo sembrava fino a quando, nel corso di un CdM lampo, il Premier ha annunciato la volontà di dimettersi.

“Dal mio discorso di insediamento in Parlamento ho sempre detto che questo esecutivo sarebbe andato avanti soltanto se ci fosse stata la chiara prospettiva di poter realizzare il programma di Governo su cui le forze politiche avevano votato la fiducia. Questa compattezza è stata fondamentale per affrontare le sfide di questi mesi. Queste condizioni oggi non ci sono più”, si leggeva nel comunicato diffuso a margine del CdM.

Poi la salita al Colle, le dimissioni respinte dal Capo dello Stato, l’invito alla verifica parlamentare che avverrà il 20 luglio.

Ufficialmente nessuna presa di posizione allarmistica delle istituzioni europee: “La Commissione non commenta mai gli sviluppi politici nei Paesi membri. La presidente Ursula von der Leyen ha ripetutamente enfatizzato la stretta e costruttiva cooperazione con il presidente Mario Draghi. Von der Leyen attende di proseguire nella cooperazione con le autorità italiane sulle priorità e sulle politiche europee”, spiega Eric Mamer, portavoce della Commissione Ue, interpellato sulla crisi di governo in Italia”.

Ma il commissario italiano Paolo Gentiloni lo ha detto a chiare lettere: ““L’Unione Europea è in apprensione. All’Italia, mai come ora, serve un leader forte”.

Nelle stanze di Bruxelles dunque cresce la preoccupazione per i possibili sviluppi di una crisi che nessuno – fino a qualche giorno fa – poteva prevedere.

Perciò non è improbabile che di qui a mercoledì, quando è prevista la verifica chiesta da Mattarella, non solo alcune forze politiche e lo stesso Capo dello Stato, ma anche qualche vertice europeo intervenga informalmente con la sua moral suasion per convincere l’ex Capo della Bce a continuare quest’avventura che sembra diventata per lui poco gratificante e quasi sgradita. Viste le premesse il compito sarà molto difficile.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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