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Crisi governo: l’allarme di Fitch e Moody’s, agenzie di rating, per i conti dell’Italia

Moodys

ROMA – Le grandi agenzie di rating, quelle che influenzano lo spread, che contribuirono alla caduta di Berlusconi, adesso scendono lancia in resta a favore di Draghi, e non poteva essere diversamente, visti i legami dell’ex presidente della Bce con il mondo dall’alta finanza internazionale.

FITCH – “Le dimissioni di Mario Draghi da presidente del consiglio italiano dopo una spaccatura nel suo governo di unità nazionale annunciano una maggiore incertezza politica anche se venissero evitate le elezioni anticipate”, afferma l’agenzia di rating Fitch in una nota.

“Le implicazioni di breve termine per la politica economica e di bilancio dipendono dagli esiti politici, ma è probabile che le riforme strutturali e il risanamento di bilancio diventino più impegnativi”, aggiunge.
“I recenti sviluppi sono ampiamente in linea con la nostra visione di lungo termine sul fatto le divisioni tra i partiti della coalizione che supportano il governo di unità, che si è insediato nel febbraio 2021, possano ampliarsi con l’approssimarsi delle prossime elezioni generali (attese entro giugno 2023), indebolendo potenzialmente l’agenda politica del governo”, scrive Fitch. Secondo l’agenzia di rating, le conseguenze politiche “non sono chiare”, ma “qualunque cosa accada, l’Italia sta per entrare in un periodo di incertezza politica dopo 18 mesi di relativa stabilità e l’attuazione di alcune riforme. Anche se Draghi restasse premier, ci aspettiamo che i partiti che lo sostengono vadano in cerca di maggiore visibilità su alcune misure bandiera con l’approssimarsi delle elezioni, ampliando le attuali tensioni”. “Ci aspettiamo anche che esercitino pressione per un maggior allentamento fiscale nella prossima legge di bilancio. Al contrario, se si andasse subito al voto questo renderebbe estremamente stretto il cronoprogramma per approvare la legge di bilancio. E renderebbe più difficile per l’Italia centrare gli obiettivi per la prossima tranche dei fondi del NextGeneration Eu a dicembre, o indebolirebbe la capacità delle autorità di distribuire i fondi già ricevuti”. L’attuale piano di bilancio del governo fissa il risanamento oltre il 2023 e Fitch prevede per quest’anno un deficit maggiore di quello stimato dal governo (5,9% del Pil, contro 5,6%), mentre per l’anno prossimo stima una “modesta riduzione” del deficit al 4,5% del Pil (il governo prevede 3,9%), conclude la nota, in cui Fitch conferma il rating dell’Italia del 27 maggio a BBB.

MOODY’S – L’esito del voto di fiducia di domani al Governo “è altamente incerto, ma i recenti eventi sono negativi per il credito e aumentano il rischio di elezioni anticipate”. Anche se Draghi rimarrà premier, “l’attuazione delle politiche sarà più difficile in vista delle elezioni, in particolare per le politiche necessarie per sbloccare la terza rata dei fondi di risanamento dell’UE”.Lo scrive Moody’s secondo cui “Il governo potrebbe anche avere difficoltà a trovare un accordo sul bilancio 2023, che dovrà presentare alla Commissione europea entro ottobre, o su politiche per gestire i rischi legati alla dipendenza dell’Italia dal gas russo”.

In un commento inviato agli investitori, che l’ANSA ha potuto visionare, l’agenzia di rating prevede che “il governo lotterà sempre di più per raggiungere le tappe fondamentali delle riforme”. Inoltre, si legge, “le sfide cresceranno perché gli obiettivi del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (PNRR) diventeranno più quantitativi dal 2023 in poi, lasciando meno spazio all’interpretazione”. Secondo Moody’s poi “la diminuzione dello slancio degli investimenti e delle riforme quest’anno indebolirà l’economia mentre un potenziale arresto del gas proveniente dalla Russia pone rischi materiali per l’attività economica dell’Italia”. L’agenzia di rating ricorda quindi di aver rivisto a maggio la previsione di crescita dell’Italia per il 2022 al 2,2% dal 4,3% prima dell’invasione dell’Ucraina (Caa3 negativo). “È probabile che il ritorno dell’instabilità politica e il mancato raggiungimento degli obiettivi Pnrr – si legge ancora – indeboliscano la fiducia degli investitori in un momento in cui il governo ha bisogno che gli investitori svolgano un ruolo maggiore nel mercato del debito italiano nel contesto della normalizzazione della politica monetaria della Banca centrale europea”. Alla luce di questa situazione, conclude Moody’s “l’aumento dei costi di finanziamento inizierà a invertire i miglioramenti nell’accessibilità del debito che abbiamo visto nell’ultimo decennio, sebbene i costi per interessi rimarranno bassi rispetto agli standard storici”.

Un assist formidabile proprio alla vigilia delle comunicazioni di Draghi al parlamento, non sembra proprio un caso fortuito…

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