
Tassi Bce: rialzo farà aumentare mutui, finanziamenti auto, prestiti e leasing

ROMA – Non solo mutui. Il rialzo dei tassi deciso ieri dalla Bce porterà ad un incremento dei costi di prestiti e finanziamenti in tutti i settori, dall’acquisto dell’auto a rate fino ai leasing, passando per arredamento, ristrutturazione casa, prestiti personali, ecc. Lo afferma il Codacons, che sottolinea come la
decisione della Bce determinerà effetti a cascata sul costo del denaro e ad un aggravio di spesa a carico dei consumatori.
Oggi per un finanziamento legato all’acquisto di una auto nuova (12mila euro per 5 anni) si paga un tasso di interesse annuo (Tan) in media del 6,4% con una rata mensile di 236 euro, tasso che sale al 7,4% in caso di prestito legato alla ristrutturazione della casa (30mila in 10 anni, rata da 350 euro).
Estremamente diversificati i tassi per un prestito da liquidità personale: per chiedere un finanziamento pari a 15mila euro da rimborsare in 5 anni, il tasso medio è del 6,6%, ma si arriva a pagare anche il 10,9%. Banche e società di credito dovranno quindi alzare i tassi praticati ai propri clienti a causa dell’aumento del costo del denaro, e occorrerà verificare sul campo l’impatto delle decisioni della Bce che, in base alle elaborazioni Codacons, sui piccoli finanziamenti potrebbero determinare rincari non indifferenti.
MUTUI – Sul fronte dei mutui, intanto, nonostante il rialzo dei tassi Bce l’opzione del variabile rimane ad oggi la più conveniente: per un mutuo da 200mila euro a 20 anni il miglior tasso variabile è oggi
dello 0,80%, per una rata mensile da 886 euro, contro il 2,9% del fisso e una rata da 1.099 euro; per un mutuo a 25 anni il miglior tasso variabile è dello 0,85% (rata da 725 euro) contro il 2,89% del fisso (rata da 937 euro); -per un mutuo a 30 anni il miglior tasso variabile è dello 0,90% (rata da 619 euro) contro il 2,94% del fisso (rata da 836 euro).
Questo perché, analizza il Codacons, da inizio anno l’Irs, l’indice di riferimento dei mutui a tasso fisso, ha subito una impennata fino a 1,47 punti (Irs a 20 anni), contro un incremento che, nello stesso periodo, risulta dimezzato per l’Euribor, indice di riferimento dei mutui a tasso variabile (+0,72 punti). Ciò porta oggi i tassi variabili a risultare più convenienti rispetto al fisso, e non a caso il settore dei finanziamenti ha subito sostanziali modifiche negli ultimi mesi, con i mutui a tasso variabile che rappresentano oggi il 35% del mercato contro il 5% di inizio anno.
Non è proprio un consuntivo positivo per l’azione di un governo che invece avrebbe dovuto agire a favore dei consumatori.
