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Contribuenti colpiti da accertamenti fiscali poi pagano più tasse, lo ha accertato il Mef. I controlli del governo

Ministero Economia

Le statistiche sugli accertamenti e le verifiche fiscali avranno fatto piacere al ministro Franco, che avrà constatato con soddisfazione come la lotta all’evasione, anche parziale, stia dando qualche risultato positivo. Il rapporto dell’anno 2021 riferisce che il risultato annuale relativo all’obiettivo di riscossione complessiva è pari a 12,7 miliardi di euro. Anche se il totale dell’evasione resta sempre superiore ai 180 miliardi, come sei finanziarie (ricordiamo che quella del 2021 è stata di 32 miliardi).

In realtà il governo ha progredito in questo settore, ma non quanto ci si aspettava, mentre il debito pubblico, sotto la gestione Draghi – Franco, è arrivato al 147,9%, fra i più alti in Europa.

Un risultato positivo, sotto l’aspetto psicologico, il ministro Franco l’ha però ottenuto: indubitabilmente gli accertamenti fiscali fanno paura. I contribuenti che hanno ricevuto un controllo da parte dell’amministrazione finanziaria, nell’anno successivo alla verifica dichiarano importi maggiori rispetto all’anno «accertato» e più elevati rispetto alla propria media. Lo afferma lo stesso ministero.
Paragonati ai soggetti che non hanno ricevuto «visite» dal fisco, quelli interessati dai controlli l’anno post accertamento dichiarano in media 8.500 euro in più di base iva, 1.300 euro di Irpef e 7.700 euro di Irap.
Questo è un importante elemento messo in evidenza nel Rapporto di verifica pubblicato dal Dipartimento delle Finanze del Mef sui risultati conseguiti dall’Agenzia delle entrate nel corso dell’annualità 2021 che certifica gli effetti indiretti prodotti dai controlli fiscali.
Come esposto nel documento infatti per i contribuenti che subiscono un controllo sostanziale cambia la percezione del rischio sulla possibilità di ricevere un altro accertamento in un periodo ravvicinato e ciò li indurrebbe ad aumentare la propria compliance fiscale.
I coefficienti stimati nel report mostrano come risultato che per 1.000 euro di base Iva dichiarata da un contribuente non controllato, un contribuente accertato, nella prima dichiarazione successiva alla percezione del controllo, dichiara 36 euro in più e tale incremento di base dichiarata diventa pari a 18 euro per l’Irap e 5 euro per l’Irpef. In merito ai controlli sostanziali, nel rapporto di verifica viene reso noto che nel 2021 ne sono stati eseguiti 156.507 (superando il target programmato di 120.000 controlli).

Anche per questo il governo Draghi (come prima il Conte2) sarà ricordato come il governo dei controlli: quelli, lo abbiamo visto, sui contribuenti: delle Forze dell’ordine contro chi violava il lockdown, con carabinieri e poliziotti che inseguivano chi correva in spiagge deserte, per evitare il pericolo di contagio; sulle attività economiche, sui green pass, sulle manifestazioni dei no vax. Sono mancati solo i controlli ai nostri confini. I clandestini hanno continuato ad arrivare incontrastati sia dal mar Mediterraneo sia dalle frontiere terrestri. Un flop del ministero dell’interno.

La crisi di governo potrebbe complicare ancor più la situazione. In questi due mesi assisteremo a una campagna elettorale sfrenata, con i partiti che prometteranno di tutto e per tutti. Speriamo che, calmate le acque, si possa formare un governo che agisca per gli interessi degli italiani e non solo di uno degli schieramenti contrapposti, centrodestra o centrosinistra. Temo che invece, tenuto conto del livello della nostra classe politica, lo scenario futuro sia proprio quello di una scarsa o difficile governabilità, con il risultato che – soprattutto se al potere andrà il centrodestra – intervenga l’Europa con i controlli e la gestione della troika, come successe per la Grecia nel 2010.

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