Attentato figlia di Dugin: telecomando a distanza per far saltare l’auto. Nuova pista: complotto anti regime ordito a Mosca
MOSCA – L’attentato era stato preparato. Infatti l’ordigno esplosivo installato sull’auto della giornalista e politologa Darya Dugina, figlia di Dugin, ideologo di Putin, è stato fatto esplodere a distanza. Lo afferma la polizia russa. “Ora è stato accertato che la bomba sull’auto di Dugina è stata innescata a distanza. Presumibilmente, l’auto è stata monitorata e il suo movimento è stato seguito”, ha detto una fonte della polizia alla Tass, ripresa dal quotidiano Izvestija.
Per ora, questa è l’unica notizia più o meno ufficiale che si ha sull’attentato di ieri. Fatto che resta avvolto nel mistero più fitto anche se tra Mosca e Kiev c’è un continuo scambio di accuse. Ma gli inquirenti pare stiano seguendo una pista russa di persone insospettabili ma contrarie a Putin. Insomma, un complotto anti regime ordito a Mosca. Al momento, in ogni caso, come affermano i responsabili delle indagini, si seguono “tutte le piste” sui possibili mandanti ed esecutori dell’attentato alla figlia del filosofo Alexander Dugin, che con le sue idee ultranazionaliste è considerato tra i principali ispiratori della politica di Vladimir Putin.
Mafonti filorusse e alcuni media governativi hanno già puntato il dito contro l’Ucraina, che ha risposto negando ogni coinvolgimento. L’unica cosa su cui concordano diverse fonti, a partire dagli amici della famiglia della vittima, è che il vero obiettivo dell’attentato non sarebbe stata Darya, ventinovenne giornalista e analista politica impegnata in prima fila nel difendere quella che in Russia è chiamata l’operazione militare speciale in Ucraina, ma il padre.