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Austerità e crisi economica. Macron avvisa i suoi ministri: “Sono finiti i tempi dell’abbondanza”. Un avvertimento anche all’Italia

Macro
EPA/YOAN VALAT / POOL

Mentre anche in Italia, nella speranza salvifica dell’utilizzazione dei fondi del Pnrr europeo, si continua a chiedere all’Europa, da ogni parte politica, l’allontanamento del ritorno all’austerità, il presidente francese Macron, consapevole della posizione politica incerta del suo esecutivo, lancia un avvsiso opposto: “L’abbondanza di questi anni è finita. Occorre adeguarsi”.

Dopo le vacanze, nella residenza presidenziale del Fort de Bregançon, sul mare tra Nizza e Marsiglia, Emmanuel Macron ha tenuto il primo Consiglio dei ministri del rientro, e lo ha fatto con toni insolitamente solenni per un fine agosto.

Davanti alle telecamere (ammesse raramente in queste occasioni), il presidente ha parlato di quel che aspetta i francesi nei prossimi mesi, evocando «la fine dell’abbondanza e della spensieratezza».

Macron ha esortato i connazionali a uno sforzo collettivo, e ha chiesto ai ministri di parlare chiaro, senza nascondere le difficoltà. Dall’Ucraina alla siccità senza precedenti alle difficoltà di approvvigionamento energetico, «il momento che stiamo vivendo sembra strutturato da una serie di crisi gravi — ha detto Macron — e alcuni potrebbero vedere il nostro destino come una perpetua gestione di emergenze. Da parte mia io credo che quello che stiamo vivendo sia piuttosto un grande ribaltamento, uno sconvolgimento».

Reazioni perplesse soprattutto a sinistra, dove si fa notare che molti francesi meno agiati l’abbondanza e la spensieratezza non l’hanno mai conosciute.

Ma arriva subito la replica: «È facile fare promesse a vanvera — ha detto Macron ai suoi ministri, ripreso dalle tv —, ma non dobbiamo cedere alla tentazione della demagogia che prospera in tutte le democrazie, in un mondo complesso che spaventa. Può sembrare seducente dire ciò che le persone si aspettano, ma bisogna prima domandarsi se sia efficace e utile».

È la seconda volta in pochi giorni che Macron annuncia tempi duri: venerdì scorso a proposito della «brutale invasione russa in Ucraina» aveva detto che «ci vorrà tutta la nostra forza d’animo per affrontare l’epoca che arriva, resistere alle incertezze, alle avversità e accettare di pagare il prezzo della nostra libertà e del nostri valori».

Le frasi di Macron sembrano preparare il governo e il Paese a conflitti sociali possibili nelle prossime settimane, aggravati dall’inflazione — che pure è la più bassa nella Ue dopo Malta — e dal taglio delle forniture russe.

Sono partite subito le reazioni furiose delle sinistre. Il leader sindacale Philippe Martinez (Cgt) ha risposto che «non bisogna chiedere sacrifici sempre solo alle classi popolari», e l’esponente socialista Ségolène Royal ha detto che «con il 40% dei bambini che non sono potuti andare in vacanza, bassi salari e basse pensioni e il personale sanitario che manca, i francesi da tempo non conoscono la spensieratezza».

La presa di posizione del Capo dello Stato, a nostro avviso responsabile, è certamente facilitata dal fatto che la Francia non si trova in periodo preelettorale, nel quale le forze politiche cadono nella tentazione di fare proprio quelle promesse a vanvera citate da Macron.

In Italia un discorso del genere, allo stato attuale, potrebbe farlo solo Draghi, visto che fra due mesi presumibilmente dovrebbe lasciare la guida dell’esecutivo al rappresentante della coalizione che vincerà le elezioni. Ma il premier non ha voluto mettere in imbarazzo i futuri governanti, lanciando un invito agli italiani a recarsi alle urne e dicendosi sicuro che, con qualunque governo, l’Italia ha le energie e le risorse per andare avanti.

Vedremo se queste previsioni ottimistiche si avvereranno, quali maggioranze usciranno dalle urne e quali saranno le decisioni e le mosse di Mattarella. A novembre, passato il tempo delle promesse, anche il nuovo governo italiano, predisponendo la legge di bilancio, dovrà tener conto della realtà.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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