Mattarella da San Francesco: “Dialogo per rompere la spirale di guerra”. Dal 18 ottobre consultazioni per il nuovo governo
ASSISI – Due le notizie lanciate da Mattarella da Assisi, oggi 4 ottobre 2022, nel giorno dell’omaggio a San Frencesco, patrono d’Italia. Il primo è al mondo: “Basta la guerra, dialogo per la pace. Anche in nome di Francesco d’Assisi”. Il secondo, non ufficiale ma atteso, è roba nostra, italiana, politica: dal 18 ottobre le consultazioni per il nuovo governo. Preludio per conferiore l’incarico, quasi certamente, a Giorgia Meloni.
Dal pulpito di Assisi, il Capo dello Stato parla del “Santo di tutti e non soltanto per i credenti”, il “visionario che plasma la realtà”, che ha difeso per primo la terra, affermato la pace, reso palpabile l’amore di Dio, rappresentando “una delle radici antiche della nostra identità”. E soprattutto quello per cui i comportamenti e la loro coerenza valgono più delle parole e di tutte le interpretazioni possibili.
Sergio Mattarella tiene un discorso che guarda a San Francesco e al suo esempio, ma parla all’Italia di oggi. Quell’Italia piegata dagli anni della pandemia eppure – anche se serviranno ancora “intelligenza collettiva e responsabilità” davanti ad eventuali colpi di coda del contagio – capace di superarla grazie alla scienza, alla solidarietà, al “senso di comunità” che, magari è stato spesso “sottovalutato”, ma non è mai venuto meno. L’Italia che ha un governo a fine corsa e uno che si sta formando e che, a breve, vedrà entrare in gioco proprio lui, Mattarella, secondo il compito che la Costituzione gli assegna: prendere atto della coalizione vincitrice delle elezioni politiche, assegnare un incarico – pieno, vista la vittoria netta e i rapporti di forza dentro il centrodestra – per la formazione del governo, vigilare sui profili di ministri proposti e alla fine ospitare al Quirinale premier e governo per il giuramento.
La prima seduta delle Camere è fissata per il 13 ottobre e le consultazioni del presidente della Repubblica la seguiranno a stretto giro. La tempistica dipenderà, chiaramente, da quanto tempo impiegherà il Parlamento a formare i gruppi parlamentari, eleggere i capigruppo e i presidenti di Camera e Senato. Già da queste scelte si capirà il profilo del nuovo esecutivo. Con il Parlamento in sella Mattarella avvierà le consultazioni, con ogni probabilità, martedì 18 ottobre. Una pratica che il presidente, a quanto si è capito, vuole portare a termine in tempi rapidi perché il paese ha bisogno il prima possibile di un governo nella pienezza dei poteri per affrontare tutte le sfide del momento, a cominciare da quella dell’energia, e per essere presente come si deve ai prossimi impegni internazionali.
Ma oggi è la giornata di San Francesco e del ricordo delle vittime del Covid: per loro Mattarella accende, nella basilica superiore di Assisi, tra i colori caldi degli affreschi di Giotto, la lampada votiva dei Comuni d’Italia. Un compito che di solito spetta a un rappresentante del governo, ma che quest’anno, proprio per il valore simbolico di un Paese che esce dalla pandemia senza dimenticare chi non ce l’ha fatta, è stato affidato alla prima carica dello Stato. A cui anche il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, rivolge parole di gratitudine per il “servizio” che rende al Paese.
La cerimonia nella cittadella del Santo e l’accensione della lampada sono gesti, sottolinea Mattarella, che non appartengono a uno stanco rituale ma “corrispondono alla consapevole rivendicazione del cammino che la Repubblica ha saputo compiere con la ricostruzione nazionale e lo sviluppo dopo la dittatura e la guerra, consolidando democrazia e libertà”. Questo Paese non può dimenticare la lezione di San Francesco, osserva il presidente: “Più che le parole i comportamenti parlano e la coerenza è la modalità, la condizione per dialogare in modo autentico”. La pace, poi, è l’aspirazione di ogni uomo e ora che “è stata tradita proprio nel cuore dell’Europa”, con la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina, “non ci arrendiamo alla logica di guerra, che consuma la ragione e la vita delle persone e spinge a intollerabili crescendo di morti e devastazioni. Che sta rendendo il mondo più povero e rischia di avviarlo verso la distruzione. E allora – rilancia – la richiesta di abbandonare la prepotenza che ha scatenato la guerra. E allora il dialogo. Per interrompere questa spirale”.
Ad ascoltare il discorso del capo dello Stato ci sono le autorità locali, la sindaca di Assisi Stefania Proietti e la presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei, tre ministri – Garavaglia, Giovannini e Lamorgese -, ci sono i fedeli, riuniti sul pratone davanti alla chiesa, e c’è la società civile, docenti, imprenditori, operai, anziani, malati. C’è suor Giulia Lucci, missionaria delle Francescane di Assisi, infermiera, a lei tocca portare l’olio per la lampada. E’ stata in prima linea nei mesi difficili della pandemia, “con prudenza – dice lei, 77 anni che non dimostra – ma senza paura, i malati sono sempre stati i miei gioielli, la mia missione, dai tempi dell’epidemia di Tbc al Covid”.