Processo bancarotta: Tiziano Renzi afferma di non aver amministrato coop
FIRENZE – “Io amministratore? Semmai controller delle cooperative, facevo in modo che venissero rispettati i contratti e i documenti fossero in regola”. Così Tiziano Renzi in aula bunker a Firenze, al processo in cui è imputato con la moglie Laura Bovoli e altre 13 persone per bancarotta fraudolenta e fatture false.
Renzi ha risposto al pm Luca Turco. “Da sempre mi occupo di attività commerciali, ho idiosincrasia per l’amministrazione”, ha detto. “Da uomo del contado quale sono, ho fatturato fino a 8,5 mln di euro prima che qualcuno in famiglia facesse politica o avesse una qualche visibilità”, ha alluso al figlio Matteo Renzi. Non un amministratore di cooperative, ma un ‘commerciale’ capace di fatturare fino a 8,5 mln di euro, finché qualcuno in famiglia non si è messo a fare politica.
Ha sfoderato una difesa a tutto campo, Tiziano Renzi, interrogato in aula bunker a Firenze al processo che lo vede imputato per bancarotta e fatture false. Renzi senior non ha esitato perfino ad alludere alla carriera del figlio Matteo Renzi, già presidente del Consiglio dei ministri, ora leader di Italia Viva. “Da uomo del contado, quale sono, ho fatturato fino a 8 milioni e mezzo di euro prima che qualcuno in famiglia facesse politica o avesse una qualche visibilità”, ha detto Tiziano Renzi riferendosi alle vicende del figlio. “Non avevo doti nascoste, avevo indovinato come ottenere credibilità: essere diversi rispetto agli altri”, ha anche detto. “Io amministratore? – ha respinto un’accusa centrale nel processo – Semmai un controller delle cooperative, facevo in modo che venissero rispettati i contratti e i documenti fossero in regola”.
Tiziano Renzi è imputato insieme alla moglie Laura Bovoli e altre 13 persone in un procedimento per bancarotta fraudolenta e fatture false nato dall’inchiesta sul fallimento delle coop di servizi Delivery Service Italia, Europe Service e Marmodiv che si occupavano di volantinaggio e distribuzione di materiale pubblicitario. Per la procura, i genitori dell’ex premier, sarebbero stati amministratori di fatto delle coop condizionando le decisioni prese dai rispettivi vertici. In questo modo le avrebbero usate per aumentare il volume di affari della società di famiglia, la Eventi6, portandole poi al fallimento.
Per quasi un’ora Renzi ha risposto al procuratore aggiunto Luca Turco, pubblico ministero dell’inchiesta. “Da sempre mi occupo di attività commerciali, ho l’idiosincrasia congenita per l’amministrazione – ha affermato Tiziano Renzi -. La coop è un elemento utile per i lavori più costanti, come il volantinaggio, per le altre attività usavamo i co.co.co. Abbiamo lavorato con la Delivery, Europe Service e Marmodiv. Con la Eventi 6 volevamo operare con cooperative che fossero corrette non per un problema etico, ma per un nostro interesse”.
In aula ha ricordato gli albori delle sue attività, in un tempo lontano: “Facciamo servizi operativi di marketing dal 1984, quando per la prima volta ci incaricarono di distribuire 2 milioni e 300.000 tesserine del Bingo. I giornali da allora hanno cambiato veste, trasformandosi in occasioni di vendita, la nostra diversità era garantire che la filiera fosse corretta. Perché davano a noi il lavoro? Perché avevamo gli affidamenti bancari e credibilità, non avevamo debiti, nessun problema con le banche”.
In mattinata sono stati ascoltati testimoni. Tra questi, un extracomunitario che ha lavorato per una cooperativa: “Dovevo scaricare volantini e portarli su un furgone. Mi hanno pagato dandomi 700 euro ma non mi hanno mai fatto un contratto. Mi sembra fosse la Marmodiv”. Invece l’ex ragioniera di una coop ricorda come una socia di Marmodiv abbia chiesto fatture false nei confronti di Marmodiv. Tiziano Renzi ha voluto replicare: “Sono abbastanza sconvolto dalle testimonianze, perché non ce n’é nessuna vera. Sono solo una somma di falsità”