Mattarella alla Francia: “L’Italia sa badare a se stessa”. E Parigi fa dietrofront
TORINO – Il presidente Mattarella si fa garante della politica italiana. E mette a posto la Francia, che paventa controlli sul futuro governo di Roma. “L’Italia sa badare a se stessa nel rispetto della sua Costituzione e dei valori dell’Unione europea”, afferma il Capo dello Stato, in visita in Piemonte. Lo fa nel giorno in cui torna a surriscaldarsi l’atmosfera tra Italia e Francia dopo l’intervista di Laurence Boone, nuova ministra per gli Affari europei del governo francese, in cui ribadisce l’intenzione di Parigi di lavorare con Roma, “ma vigileremo sul rispetto dei diritti e libertà”.
Immediata la reazione della premier in pectore e presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Voglio sperare che, come spesso accade, la stampa di sinistra abbia travisato le reali dichiarazioni fatte da esponenti di governo stranieri, e confido che il Governo francese smentisca immediatamente queste parole, che somigliano troppo a una inaccettabile minaccia di ingerenza contro uno Stato sovrano, membro dell’Unione europea”. E rincara: “L’era dei governi a guida Pd che chiedono tutela all’estero è finita, credo sia chiaro a tutti, in Italia e in Europa”. A smorzare la tensione in serata arrivano le parole del premier Mario Draghi, che al termine del Consiglio informale di Praga ricorda: “Ovviamente quando c’è un cambio di governo e di politica così importante c’è molta curiosità, ma non preoccupazione. C’è grande rispetto della scelta degli italiani e c’è interesse nel sapere come eventualmente si evolverà la linea politica del nuovo governo, cosa che ovviamente uno si trova in difficoltà a dire”.
Toni concilianti anche dal presidente francese Emmanuel Macron, che rimarca l’intenzione di Parigi di lavorare “con buona volontà” con “chiunque sarà designato per essere il prossimo presidente del Consiglio italiano”. L’inquilino dell’Eliseo ribadisce “l’amicizia e la fiducia nel presidente Mattarella e nelle conclusioni che tirerà dallo scrutinio”. E anche dal gabinetto della ministra alcune fonti sottolineano che “non intende dare lezioni a nessuno”.
Il capo dello Stato, in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico degli istituti di formazione dell’esercito a Torino, ricorda poi “i mutamenti profondi” che “da qualche tempo hanno cambiato la scena internazionale”, e come “pace e sicurezza sono messe a rischio dalle allarmanti vicende che si stanno svolgendo nel Centro Europa”.
.Nel centrodestra si sa di non poter fare a meno dell’asse con Parigi, a maggior ragione dopo lo strappo tedesco sull’energia. Ma allo stesso tempo si vuole andare “a testa alta in Europa”. La tensione è calata dopo l’intervento di Mattarella ad Alba e il punto stampa a Praga di Draghi. Interpellato su eventuali riserve dei partner europei sul nuovo esecutivo, il premier ha spiegato che “non c’è preoccupazione. C’è rispetto della scelta degli italiani e curiosità di sapere quale sarà l’evoluzione del governo, ma in politica estera la linea dell’Italia dovrebbe essere invariata”.
L’entusiasmo ai vertici di FdI per il doppio intervento di Colle e Palazzo Chigi è evidente ascoltando le parole di Ignazio La Russa. “Un cambio di postura”, lo definisce il colonnello di FdI, in predicato di diventare presidente del Senato, secondo cui “la Francia o altri Paesi erano abituati che si potevano dare schiaffi all’Italia senza che la sinistra reagisse”.
Di certo ai piani alti di FdI pensano che l’evoluzione di oggi dimostri l’impegno condiviso per un ordinato passaggio di consegne, dopo le frizioni con Palazzo Chigi sul Pnrr. I segnali arrivati da Praga generano anche un cauto ottimismo sul dossier energia nello staff di Giorgia Meloni, impegnato a costruire la squadra di governo. Da una parte si cerca di individuare i tecnici per alcuni ruoli chiave (all’Economia prende quota Dario Scannapieco, a Roberto Cingolani si pensa come commissario per l’energia). Dall’altra è tutta politica la trattativa con Lega e FI.
La leader di FdI vedrà Salvini e Silvio Berlusconi, a inizio settimana a Milano o da mercoledì in poi a Roma. Il ruolo del segretario leghista non è l’unico nodo. È in atto un braccio di ferro con l’azzurra Licia Ronzulli, a cui Meloni non sembra intenzionata a garantire ministeri di peso come Salute e Istruzione. Per quanto riguarda la presidenza della Camera, sarebbe invece in pole l’attuale capogruppo leghista Riccardo Molinari, che dovrebbe avere più chance, si ragiona in ambienti della maggioranza, di Giancarlo Giorgetti.