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Politica energia: Consiglio europeo deciderà il 20 – 21 ottobre. Le indicazioni della Commissione

Michel
European Council President Charles Michel EPA/YVES HERMAN / POOL

Dopo lo sfogo di Draghi contro Von der Leyen e i politici dei Paesi nordici, accusati di aver rallentato l’azione europea in tema di politica energetica e non solo, resta l’ultima chance alla Ue per intervenire efficacemente nel settore, quasi a tempo scaduto. Nel Consiglio europeo formale del 20-21 ottobre non ci saranno più scuse. i Ventisette dovranno uscire con un piano d’azione, concreto e dettagliato, per dare risposte immediate ai cittadini. Questo è l’impegno sia degli Stati che della Commissione.

Restano da superare, e alla svelta, parecchie difficoltà, ci sono diverse posizioni che devono convergere e tanti angoli da smussare.
La presidenza ceca dell’Ue si è presa lodevolmente “l’impegno a convocare tutti i Consigli Energia necessari” per mettere a punto una strategia che possa contare su un ampio sostegno quando sarà il momento di deliberare. La prima riunione informale dei ministri dell’Energia è convocata già per martedi 11 e mercoledì 12 ottobre (sempre a Praga) ma in realtà gli incontri tra sherpa, ministri, tecnici e ambasciatori sono quotidiani e sono già iniziati.

La roadmap a cui lavora la Commissione europea, sintetizzata nella lettera della presidente Ursula von der Leyen ai leader Ue si basa su quattro elementi: negoziare con i fornitori affidabili prezzi migliori; tagliare i picchi di prezzo nel mercato del gas naturale, limitare l’influenza del costo del gas sul prezzo dell’elettricità e l’acquisto congiunto per riempire gli stoccaggi.
Tutto il piano si basa sul precario equilibrio tra il taglio dei prezzi (è l’intento dei promotori del price cap) e la sicurezza degli approvvigionamenti (la tesi di chi è contrario al tetto ai prezzi).

L’esecutivo europeo vorrebbe, intanto, negoziare con i fornitori affidabili – vedi Norvegia, Algeria, Qatar,
Stati Uniti – dei corridoi di prezzi equi, che siano legati ad altri valori di riferimento, che possono essere quello asiatico o quello americano, e non piu’ nelle mani del Ttf di Amsterdam vittima della
speculazione eterodiretto da Mosca.

Il cap, secondo i proponenti, dovrebbe essere essere sufficientemente alto e flessibile da consentire
all’Europa di attrarre le risorse necessarie, permettendo, se necessario, transazioni al di sopra del corridoio”. Allo stesso tempo “dovrebbe essere sufficientemente alto da preservare l’incentivo al risparmio energetico e la transizione dal gas”,
Viene bocciata la proposta di fissare il price cap solo sul gas utilizzato per l’energia elettrica; crea disincentivi alla riduzione dei prezzi (gli importatori saranno compensati per qualsiasi prezzo
pagano) e, infine, se il cap del gas è troppo basso, attiverà una domanda aggiuntiva eccessiva; se troppo alto, probabilmente dovrà essere integrato da un sostegno finanziario aggiuntivo a livello di vendita al dettaglio per mantenere i prezzi accessibili”.
Non è escluso che un punto di incontro tra i vari fronti possa essere quello di utilizzare il price cap dinamico nella contrattazione con i partner affidabili durante i processi di acquisti comuni, come proposto dall’Italia.

Il tempo stringe e sono necessarie decisioni che mettano d’accordo tutti, cosa che von der Leyen è riuscita a fare finora soltanto per promuovere gli aiuti a Zelensky. Con le conseguenti dure critiche, seppur tardive, del nostro premier Draghi.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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