Skip to main content

Ponte in fiamme in Crimea: Casa Bianca teme la vendetta di Putin

Biden e Putin, in una foto d’archivio, scattata quando il presidente Usa era vice di Obama 2011.ANSA/MAXIM SHIPENKOV

NEW YORK – Un Putin umiliato nell’orgoglio e messo nell’angolo, potrebbe reagire in maniera sconsiderata e, al momento, imprevista. Da questo punto di vista, l’allarme di un’apocalisse nucleare, lanciato da Joe Biden assumerebbe un significato nuovo alla luce dell’esplosione sul ponte di Kerch, principale collegamento fra la Russia e la Crimea e fiore all’occhiello di Vladimir Putin.

L’incidente, di cui ufficialmente nessuno ha ancora reclamato la responsabilità al di là dello scambio di accuse, rischia di aprire una nuova fase ancora più dura della guerra e innescare una violenta reazione da parte di un Putin, umiliato e colpito nell’orgoglio. Ad agitare la Casa Bianca è proprio una possibile vendetta del presidente russo che, sempre più all’angolo, potrebbe in extremis ricorrere alle armi nucleari costringendo la comunità internazionale, Stati Uniti in primis, a rispondere.

L’amministrazione procede con cautela, consapevole di muoversi in un campo minato: da un lato il sostegno a Kiev è stato finora assoluto e – è l’assicurazione ripetuta da mesi – continuerà a esserlo. Dall’altra parte però Biden non vuole ritrovarsi in prima linea nello scontro e chiede quindi responsabilità a Kiev, già irritualmente indicata dai servizi Usa come unica responsabile dell’uccisione di Daria Dugina, la figlia del filosofo ultranazionalista russo Alexander Dugin. Una morte a cui si somma l’attentato a Kerch e che, è il timore a Washington, potrebbe scatenare l’ira irrefrenabile del Cremlino.

Mentre il presidente e l’intelligence statunitense s’interrogano, finora senza risposta, su quale potrebbe essere una viadiuscita dalla guerra senza che lo zar sia costretto ad ammettere la sconfitta, dietro le quinte si lavora allo scenario peggiore, ovvero quale potrebbe essere la risposta americana a un attacco nucleare. Secondo diversi osservatori, non è scontato che gli Stati Uniti rispondano al nucleare con il nucleare, anzi “non sarebbe l’ipotesi privilegiata”, ha affermato Joel Rubin, ex del DipartimentodiStato durante l’era Obama, ipotizzando invece un isolamento totale della Russia a livello globale.

“Risponderebbe la Nato tramite gli ucraini senza entrare nel Paese”, ha sostenuto dal canto suo Robert Wilkie, sottosegretario alla Difesa nell’amministrazione Trump. di certo c’è che per lunghe ore dopo l’attacco di stamattina Casa Bianca e DipartimentodiStato sono rimasti in silenzio. Probabilmente nient’affatto rassicurati dalle parole del ministro degli Esteri Serghei Lavrov sul fatto che Mosca sia “impegnata a rispettare la dichiarazione delle cinque potenze nucleari secondo cui la guerra nucleare è inaccettabile”. L’ultima parola, su questo come su tutto il resto, spetta sempre a Putin. Che potrebbe essere finalmente consigliato a una prudenza capace di aprire un tavolo di pace, risparmiando nuove vittime e distruzioni.


Sandro Bennucci

Direttore del Firenze PostScrivi al Direttore

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741