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Elezioni Usa: Biden perde la camera, ma tiene. Trump insidiato da De Santis. Prospettive per il 2024

WASHINGTON – Quando ancora non si conoscono i risultati definitivi (e potrebbe essere decisivo anche il ballottaggio nella Georgia fissato per il 6 dicembre), le posizioni dei partiti sembrano assestate. Biden, grazie all’invito al voto, rivolto soprattutto ai giovani e alle donne, degli ultimi giorni di campagna elettorale, mantiene la maggioranza al Senato e perde la Camera, ma ha frenato quell’ “onda rossa” repubblicana che molti democretici temevano.

Biden, contrariamente alle previsioni negative della vigilia , si presenta rafforzato rispetto al suo rivale Donald Trump che può contare sul successo di molti governatori e deputati, ma vede la sua leadership nel Gop insidiata (anche in vista delle presidenziali 2024), dal potente e votatissimo governatore della Florida, l’italoamericano Ron De Sanctis, che molti nel suo artito giudicano un candidato migliore rispetto all’anziano tycoon.

Mentre il presidente in carica potrebbe non farsi da parte, visto che i democratici sono andati molto meglio del previsto. Anche se, nei ranghi democratici, emergono, in prospettiva presidenziale, due governatori vincenti, Gavin Newsom (California) e Gretchen Whitmer (Michigan), che potrebbero sfidare il delfino di Obama nel 2024, magari contrapponendosi a Ron De Sanctis.

Per Biden comunque la seconda metà del repubblicanimandato si profila difficile: la Camera repubblicana lo costringerà a negoziare ogni scelta e gli impedirà di portare avanti la sua agenda; e c’è una pletora di deputati negazionisti in Congresso – almeno un centinaio di eletti lo considerano un presidente illegittimo, perché il voto 2020 sarebbe stato truccato -. La linea dell’Amministrazione sull’Ucraina è a rischio: Kevin McCarthy, probabile nuovo speaker della Camera, ha già detto “basta” agli assegni in bianco, economici e militari, a Kiev”; e la sinistra democratica chiede iniziative diplomatiche per innescare un processo negoziale.

Inoiltre i repubblicani hanno pronti – o hanno già presentato – ricorsi contro i voti per corrispondenza negli Stati in bilico, in quello che i loro critici definiscono un tentativo di conculcare il diritto di voto. La mossa può ritardare la pubblicazione dei risultati nelle corse incerte e creare contestazioni destinate a protrarsi nel tempo e ad arrivare fino alla Corte Suprema.

Comunque, nonostante le fosche previsioni dei dem che avevano paventato una democrazia in pericolo se ci fosse stata una vittoria netta dei trumpiani, si è dimostrato anche questa volta che alla fine, le regole della democrazia hanno prevalso. Ci saranno contestazioni, che saranno risolte dalle autorità competenti, anche se con un processo che si teme lungo.

Parafrasando l’adagio di uno che di elezioni se ne intendeva, Bill Clinton, it’s democracy, stupid ( in italiano si potrebbe tradurre “è la democrazia, bellezza”). Vale per Trump, al quale non è riuscita la spallata auspicata, ma anche per Biden, che dovrà riuscire a stabilire un equilibrio, all’interno del partito dem, tra l’anima tutta sinistra e diritti, che pure hanno giocato un ruolo importante nel voto, visto l’apprto delle donne schierate a difesa del diritto all’aborto, e quella che guarda più all’ economia e alla sicurezza. Gli restano due anni di governo, che dovrà gestire da anatra non troppo zoppa.

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