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E’ morto Roberto Maroni: ex ministro dell’interno e del welfare, ex governatore della Lombardia. Aveva 67 anni

Roberto Maroni in una recente immagine d’archivio ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI

MILANO – E’ morto Roberto Maroni, 67 anni, ex segretario leghista, governatore lombardo e ministro dell’Interno e del Welfare. “Questa notte alle 4 il nostro caro Bobo ci ha lasciato. A chi gli chiedeva come stava, anche negli ultimi istanti, ha sempre risposto ‘bene’. Eri cosi’ Bobo, un inguaribile ottimista. Sei stato un grande marito, padre e amico”. Queste le parole scelte dalla famiglia per annunciare la scomparsa di Roberto Maroni. “Chi è amato non conosce morte, perché l’amore è immortalità, o meglio, è sostanza divina (Emily Dickinson). Ciao Bobo”, si conclude.

Maroni si è spento nella sua casa nel Varesotto dove ha trascorso gli ultimi mesi. Ha condiviso con Umberto Bossi gli inizi della Lega Nord: tre volte ministro, vicepremier, ex governatore della Regione Lombardia, è anche stato segretario federale della Lega. Dal 2021, quando ha scoperto la malattia che lo ha condotto alla morte, si era ritirato dalla politica attiva.

Sposato, due figli, laureato in giurisprudenza, avvocato, è stato responsabile dell’ ufficio legale della sede italiana di una multinazionale statunitense. Tifoso del Milan, Maroni aveva anche la passione per la musica e suonava il sassofono in una ”band”. Considerato il braccio destro di Bossi e il numero due della Lega, Maroni ha fatto parte della Lega Lombarda fin dalla sua fondazione.

Da amici e avversari un coro unanime di cordoglio alla famiglia e il riconoscimento per un uomo di grande garbo e intelligenza politica che ha sempre lavorato con il massimo rispetto delle Istituzioni che è stato chiamato a rappresentare.

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Da ex prefetto ho conosciuto bene il ministro Maroni. Arrivò al Viminale, giovane ministro, col primo governo Berlusconi, nel 1994, quando anch’io, allora giovane prefetto, giunto da poco a Roma, ero responsabile al Ministero delle politiche informatiche. Mi chiese subito di accelerare la diffusione dell’informatica nelle prefetture e in poco tempo riuscimmo a dotare le strutture principali di nuovi strumenti. Poi mi affidò l’incarico di Direttore di tutte le scuole di polizia e anche allora mi spronò per modernizzare quel settore. Ricordo un incontro alla scuola di Peschiera del Garda, quando ci sfidammo (c’era un poligono di tiro) al tiro al bersaglio, e io, poco diplomaticamente, vinsi la sfida.

Nelle sue successive esperienze da ministro dell’interno, tutte molto positive, ha sempre perseguito il privilegio del bene comune, mettendo da parte spesso i cavalli di battaglia della Lega. Ricordo ancora un’esperienza quando ero prefetto di Torino, e imperversavano le scorribande dei No Tav nella Val di Susa. Una mattina il TG5, alle ore 7, diffuse la notizia che i manifestanti avevano bloccato i sondaggi necessari per mandare avanti la grande opera. Io lo rassicurai, avevano colpito un falso obiettivo, quello verso era stato salvaguardato. L’ho visto l’ultima volta a Varese, nel 2019 in occasione della presentazione del mio libro sull’immigrazione. Cordiale come al solito partecipò e intervenne, ricordando le sue esperienze di ministro. Ha lasciato un ottimo ricordo al ministero ed è stato rispettato anche dagli avversari politici. Il suo equilibrio e buon senso mancheranno alla politica di oggi.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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