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Mondiali 2022: Argentina di Messi battuta dall’Arabia Saudita (2-1). E Lewandowski sbaglia un rigore col Messico (0-0)

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Lionel Messi a testa bassa dopo la sconfitta dell’Argentina con l’Arabia Saudita (EPA/Noushad Thekkayil)

DOHA – Calcio strano in Qatar. Anche l’Argentina ha la sua “Corea”, come l’Italia ai mondiali del 1966. L’Arabia Saudita l’ha infatti battuta in rimonta (2-1) proclamando festa nazionale. E la “maledizione” delle fasi finali dei Mondiali colpisce ancora una volta Robert Lewandowski: l’attaccante del Barcellona sbaglia un rigore e la sua Polonia non va oltre lo 0-0 con il Messico nella seconda partita del girone C dei Mondiali di Qatar 2022. Un match non bello, sicuramente condizionato dal risultato a sorpresa di Argentina-Arabia Saudita, con i sauditi ora in testa alla classifica del raggruppamento con tre punti.

La sconfitta 2-1 in rimonta subita dall’Argentina non ha solo complicato i piani dell’Albiceleste per il Mondiale, ma l’ha anche privata della possibilità di eguagliare un primato storico. Il ko subito nel Gruppo C ha infatti interrotto la striscia argentina di 36 partite senza sconfitte, impedendo alla nazionale guidata da Lionel Scaloni di agganciare l’Italia a quota 37 in quella che, ad oggi, resta la striscia di imbattibilità più lunga in assoluto per una squadra nazionale. L’Argentina era andata in vantaggio Messi su rigore, al 10′, ma è stata battura in rimonta dai gol di Al-Shehri (3′ st) e Al-Dawsari (8′ st).

Forse anche per questo, alla fine dei conti, il pareggio può andare bene sia al Messico sia alla Polonia, che, almeno alla vigilia, si erano preparati per questa sfida come se fosse uno spareggio per il secondo posto alle spalle della squadra capitanata da Leo Messi. E, invece, ora i giochi sono completamente aperti e l’attenzione si sposta alla seconda giornata, in programma sabato 26 novembre con Polonia-Arabia Saudita (alle ore 14 italiane) e un Argentina-Messico (alle ore 20 italiane) da brividi, soprattutto per l’Albiceleste.

Allo Stadium 974 di Doha, il primo stadio “temporaneo” della storia dei Mondiali, davanti a circa 40 mila spettatori, la maggior parte dei quali sostenitori del Messico, il ct Martino si è presentato con il solito 4-3-3, mentre la Polonia, con i campo sei “italiani” su undici (Szczesny, Glik, Kiwior, Bereszynski, Zielinski e Zalewski) ha risposto con un 4-5-1 molto prudente. Troppo prudente, visto che per tutta la prima frazione di gioco, Lewandowski non è stato mai servito dai suoi compagni. Il Messico almeno ci ha provato un po’ di più, con il napoletano Lozano e Vega molto attivi, ma poco concreti, sulle due fasce. Così il primo tiro in porta, peraltro innocuo, è arrivato solo al 45′ con un tentativo di Sanchez facilmente deviato in angolo da Szczesny.

Nel secondo tempo, cambiato il giallorosso Zalewski con Bielik, la Polonia è sembrata più propositiva, fino ad arrivare al 58′ quando l’arbitro, l’australiano Beath, richiamato al Var dopo diversi secondi, ha concesso un rigore molto dubbio per un fallo di Moreno ai danni proprio di Lewandowski. A nulla è valso baciare il pallone prima di calciare dagli undici metri per sfatare il tabù dei gol segnati nelle fasi finali dei Mondiali: il tiro non angolatissimo è stato parato da Guillermo Ochoa, alla sua quinta partecipazione alla Coppa del Mondo. Da quel momento in poi, la Polonia (nonostante l’ingresso in campo negli ultimi minuti dello juventino Milik) non si è resa più pericolosa, mentre l’altro bianconero Szczesny è stato bravo nel bloccare un tentativo di Martin, prima che i sette minuti di recupero (nel primo tempo erano stati due) servissero solo ad allungare ma non a sbloccare una partita per nulla entusiasmante.


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Paulo Soares

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