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Ucraina, Kuleba: “Per un tavolo di pace non è ancora il momento. Ma il Papa può avere un ruolo importante”
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KIEV – La risposta di Kiev alla “mezza apertura” di Putin su un negoziato per la guerra in Ucraina non è positiva. Almeno per il momento. Lo dice il ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba. La Santa Sede, dichiara, può avere un ruolo importante nella mediazione tra Ucraina e Russia ma “questo momento non è arrivato”. Non ci sono dunque le condizioni, in una Ucraina ancora sotto le bombe, per aprire un tavolo di pace e in ogni caso chiunque voglia aiutare questo processo, compreso il Vaticano, “non può essere neutrale”, non può mettere i due Stati sullo stesso piano.
Parla senza fare troppi giri di parole il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, accogliendo nel suo ufficio un gruppo di giornalisti internazionali al seguito di una missione organizzata dall’ambasciata ucraina presso la Santa Sede.
E aggiunge: “Non si può insistere sul concetto di fratellanza, non siamo fratelli, questa è la storia di Caino e Abele”. Ma le ultime parole del Papa, e soprattutto la sua commozione l’8 dicembre, “è arrivata dritta al cuore degli ucraini.
I rapporti tra Kiev e Santa Sede sono continui. E i dossier sui quali è impegnata la Santa Sede sono diversi, dal grano ai prigionieri. Ma chiunque vuole aiutare l’Ucraina “non può essere neutrale”.
“Il 2 ottobre il Papa ha detto a Putin di fermare la guerra e a Zelensky di essere aperto a proposte”, ha ricordato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, ricordando lo speciale messaggio dell’Angelus di quella domenica. “Questo mettersi da entrambe le parti non è stato d’aiuto.Va bene richiamare Putin, ma se chiedi a Zelensky di essere aperto a proposte di pace, stai dicendo che Zelensky non è aperto alla pace e ha bisogno che qualcuno glielo dica. Questo non è vero.L’Ucraina vuole pace”.
Il governo di Kiev guarda con favore ad un possibile ruolo della Santa Sede in una futura trattativa di pace ma “la triste verità è chenon è ancora arrivato il momento per la mediazionee la ragione è il presidente Putin. Se vuoi la pace, non mandi missili ogni settimana per distruggere le nostre infrastrutture, non continui a mandare militari per catturare le nostre città, non annetti territori che sono di altri”.
Sul campo, intanto, Kiev fa sapere di aver abbattuto nella notte dieci droni kamikaze russi nelle regioni di Kherson, Mykolaiv, Odessa, e di aver respinto ieri attacchi vicino a 13 insediamenti. Ieri sera bombe russe nell’est del Paese, con il ferimento di 4 civili: “I russi hanno aperto il fuoco su Nikopol e Marhanets. La città di Nikopol è quella che ha sofferto di più”, informa l’amministrazione militare regionale.
E mentre Mosca accusa l’occidente di voler aprire nel Caucaso un secondo fronte contro la Russia, il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, teme che i combattimenti in Ucraina possano trasformarsi in una guerra tra la Russia e l’Alleanza atlantica: “E’ una guerra che può diventare una grande guerra a pieno titolo tra la Nato e la Russia. Stiamo lavorando ogni giorno per evitarlo”.
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