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Firenze: morto Pasquale Mennonna, era il neurochirurgo che salvò la vita ad Antognoni

Pasquale Mennonna
Pasquale Mennonna

FIRENZE – Se n’è andato oggi, 13 dicembre 2022, a 81 anni, dopo lunga malattia, il neurochirurgo Pasquale Mennonna. Era un luminare della medicina e una gran persona. Il suo intervento tempestivo e capace, il 22 novembre 1981, salvò Antognoni, duramente colpito alla testa dal ginocchio del portiere del Genoa, Silvano Martina, durante una partita a Firenze.

Antognoni
Giancarlo Antognoni con la fascia di capitano della Fiorentina

Malato da tempo, era ricoverato all’istituto Don Gnocchi di Firenze dove è avvenuto il decesso. Lo ricorda la Direzione dell’Azienda ospedaliero -universitaria Careggi che, si legge in un testo, “si unisce al cordoglio dei familiari e della Sanità nazionale per la scomparsa del dottor Pasquale Mennonna, fra i maggiori neurochirurghi italiani. Persona di grande umanità e cultura ha trascorso la sua vita professionale a Careggi, portando l’Ospedale e la Sanità fiorentina ai massimi livelli internazionali”.

Nato a Firenze il 22 ottobre 1941, Pasquale Mennonna si era laureato in Medicina e Chirurgia nel capoluogo toscano nel 1966, poi conseguì le specializzazioni in Malattie nervose e mentali a Pisa e in Neurochirurgia a Padova. Nella sua carriera professionale Pasquale Mennonna ha guidato per molti anni da primario il reparto di neurochirurgia dell’ospedale di Careggi. Dal 2014, ormai in pensione, diventò presidente della Fondazione Careggi onlus. Il suo valore professionale era riconosciuto a livello internazionale.

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A Pasquale Mennonna ero legato per questioni strettamente personali. Lo avevo conosciuto, nella sua clinica di Careggi, più o meno un anno prima del grave infortunio ad Antognoni del novembre 1981. Perchè era riuscito a salvare il mio babbo da una grave malattia. Poi, nel 2004, la mia mamma se ne sarebbe andata proprio nel suo reparto dopo una devastante caduta in casa.

Ma è indubbio che sia stato lo scontro aereo, durante Fiorentina-Genoa, fra il ginocchio del portiere Martina e la testa di Antognoni, a far scattare la scintilla di una grande amicizia. I Pontello, che gestivano allora la società, decisero di non portare Antognoni, in gravissime condizioni, in Svizzera, nè a Bologna, nè a Roma. Bisognava evitare spostamenti. A Firenze c’era Mennonna, appena quarantenne, ma già bravo e stimato. La Nazione, in quegli anni, aveva una televisione: si chiamava Rete A. Insieme all’operatore Paolo Gamannossi, mi precipitai a Careggi: Mennonna mi regalò la prima intervista sull’incidente ad Antognoni. E lo stesso Giancarlo, appena fu in grado di parlare, mi raccontò, sotto l’occhio vigile del grande neurochirurgo, come si sentiva con la testa ancora fasciata.

Giornalisticamente parlando, non lo nego, fui contento del doppio scoop. E del fatto che Antognoni, nonostante la ginocchiata del portiere, potesse guarire e tornare in campo relativamente presto. Ma sopra a ogni fatto e ad ogni considerazione, resterà sempre in me, e non potrebbe essere diversamente, il grande affetto per una persona, un amico vero, la cui umanità andava ben oltre il pur altissimo valore professionale. Ciao Pasquale, mi lasci in lacrime.

Sandro Bennucci

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